di Mariarita Cupersito –
“L’Unione Europea sta lavorando per la sicurezza dei civili di ogni fede e nazionalità. I tragici eventi che si stanno verificando in Medio Oriente sono una profonda fonte di preoccupazione e dolore per tutti noi, piangiamo la perdita di tutte le vite innocenti in questo conflitto”. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen replica tramite nota interna, come riporta la testata Euractiv.it, all’invio di una lettera di reclamo sottoscritta da circa 850 funzionari dell’Ue in cui le si contesta la promessa di sostegno “incondizionato” a Israele da parte dell’Ue e la sua “apparente indifferenza dimostrata nei giorni scorsi riguardo ai massacri di civili in corso nella Striscia di Gaza”.
“Sorpresi” e “rattristati” dalle “recenti azioni e posizioni infelici” espresse da von der Leyen a nome dell’istituzione, che sembrano “dare mano libera all’accelerazione e alla legittimità di un crimine di guerra nella Striscia di Gaza”, i funzionari denunciano “l’evidente dimostrazione di due pesi e due misure nel considerare il blocco (di acqua e carburante) operato dalla Russia nei confronti del popolo ucraino come un atto di terrorismo, mentre l’identico atto di Israele contro il popolo di Gaza viene completamente ignorato”.
Nella lettera, aperta all’adesione di altri membri delle circa 30mila unità dello staff dell’Unione Europea, si condannano “gli attacchi terroristici perpetrati da Hamas contro civili inermi” nonché “la reazione sproporzionata del governo israeliano contro i 2,3 milioni di civili palestinesi intrappolati nella Striscia di Gaza”.
“Proprio a causa di queste atrocità”, proseguono i funzionari, “siamo sorpresi dalla posizione assunta dalla Commissione europea e anche da altre istituzioni dell’Ue nel promuovere quella che è stata descritta dalla stampa come una cacofonia europea. Vi esortiamo a chiedere, insieme ai leader di tutta l’Unione, un cessate-il-fuoco e la protezione della vita civile. Questo è il cuore dell’esistenza dell’Ue”.
Nelle scorse settimane inoltre, a seguito delle critiche mosse da altre istituzioni dell’Ue e delle divisioni interne all’esecutivo, la Commissione europea ha dovuto fare marcia indietro rispetto all’iniziale annuncio del commissario per il vicinato Oliver Varhelyi di tagliare “tutti gli aiuti” ai palestinesi.
Anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michael si è reso protagonista di dichiarazioni ambivalenti condannando “la violenza terroristica” ed esortando “la cessazione delle ostilità”, riconoscendo però al contempo “il diritto di Israele alla legittima difesa, ma in un contesto di diritto internazionale”.
Allo scopo di esprimere una linea comune in tema di solidarietà, il Consiglio europeo renderà pubblico in questi giorni un comunicato unitario in cui, stando alle indiscrezioni, saranno chieste “pause umanitarie” negli scontri tra Israele e Hamas così da permettere di far entrare nuovi aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, dove da oltre due settimane Israele porta avanti un assedio che impedisce l’arrivo di cibo, medicine, energia e carburante.
Il comunicato non è ancora definitivo e per diversi giorni, durante i negoziati preparatori, si è discusso sulla scelta della terminologia da adottare (“pause umanitarie”, al plurale, invece di “pausa umanitaria”, che potrebbe implicare una definitiva richiesta di cessate il fuoco e che mal si concilierebbe con il messaggio di sostegno a Israele e al suo diritto di difendersi), a riprova delle molteplici divisioni ideologiche non solo tra le istituzioni ma anche tra i vari Paesi membri, alcuni dei quali inclini a supportare la Palestina e altri convinti sostenitori di Israele.
Sul conflitto in Medio Oriente, dunque, l’Unione resta divisa.