Mali. Si spacca il fronte del Nord: al-Qaeda contro tuareg. E Bamako potrebbe rientrare in gioco

di Enrico Oliari –

Situazione sempre più ingarbugliata in Mali a poco più di un mese dal colpo di Stato militare guidato dal capitano Amadou Sanogo, che ha portato alla destituzione del presidente Toumani Toure nel periodo di piena crisi del nord, dove le tribù tuareg dell’Esercito di liberazione dell’Azawad hanno in pratica spaccato in due la nazione.
Tuttavia, proprio nelle ore in cui il premier ad interim del Mali, Cheick Modibo Diarra, annunciava alla tv del paese la formazione di un nuovo governo formato da 24 ministri di cui 3 militari, dal nord sono arrivati segnali preoccupanti di una frattura evidente nel fronte ribelle, che vede da un lato i tuareg del Movimento, dall’altro gli jihadisti di al Qaida Aqmi.
Le divergenze erano affiorate già lo scorso 6 aprile, quando gli uomini della brigata al-Furqan, guidata da Yahya Abu Hamam, avevano occupato la base militare di Timbuctu, vi avevano issato le bandiere nere del gruppo armato ed avevano costretto i militari delle truppe tuareg, loro alleati, a lasciare la città.
L’Azawad stesso sembra quindi essere diventato il terreno di uno scontro ormai alle porte, tanto che i tuareg si sono rivolti a diverse tribù autoctone arabe, songhai e bombara per chiedere supporto contro le brigate di al Qaeda: della cosa se ne è discusso martedì in un vertice svoltosi a Gao.
I tuareg sono coscienti dell’impossibilità di combattere da soli gli jihadisti, anche perché questi, nel frattempo, hanno stretto alleanza con i trafficanti di droga e di altre materie che, sostanzialmente, hanno in mano intere aree del deserto e che si sono riforniti delle armi contrabbandate dalla Libia.
Il fronte anti-jihadista potrebbe coinvolgere anche diverse altre tribù che vivono al di fuori dei confini del Mali, in quanto sia il gruppo di “al Qaida nel Maghreb islamico”, sia il “Movimento per l’unicità e la jihad nell’Africa occidentale” si stanno espandendo velocemente in tutta l’area del Maghreb, attingendo combattenti, oltre che dal Mali, anche dal Ciad, dal Niger, dall’Algeria, dal Burkina Faso e persino dal Sudan e dalla Somalia.
La resa dei conti sembra essere ormai prossima, ma potrebbe anche rappresentare per Bamako, sostenuta da Usa e Francia, l’occasione per riprendersi l’intero nord del paese.