MAROCCO. Re Mohammed VI al 40mo anniversario della Marcia Verde, ‘parola data, parola mantenuta’

Belkassem Yassine

Mohammed vi grandeLaayoune 07 Novembre 2015 – Il discorso del Re Mohammed VI del Marocco, annunciato da Laayoune, ieri, in occasione del 40° anniversario della Marcia Verde, si iscrive in un processo che privilegia l’apertura e la franchezza produttiva.
Il sovrano, sin dalle prime frasi del suo discorso, ha annunciato che il paese è entrato in una logica di rottura: I 40 anni che se ci separano dal 1975 hanno permesso di liberare la terra e di costruire le basi di una cittadinanza completa. Il bilancio è davanti a noi con le sue riuscite e le sue debolezze ed il tempo è arrivato per rompere con l’economia della rendita ed iscrivere il lavoro di sviluppo in una logica di costruzione collettiva nel quadro dell’unità nazionale.
Il Sahrawi non ha bisogno di assistenza, è un uomo che si sempre è guadagnato da vivere tramite il lavoro nelle transazioni commerciali alzando l’acquisizione della sapienza e delle scienze come priorità della sua vita. I veri sahrawi sono sempre stati fedeli alla fedeltà dei loro antenati e meritano ampiamente il loro posto nel loro paese unito. Quelli che ha rotto il giuramento e che sono solamente una minoranza, non hanno posto tra noi.
Il modello sahrawi di sviluppo deve entrare in vigore per cambiare le strutture ed i metodi e dare una nuova dimensione alle province del sud marocchino. Queste possono e devono giocare un ruolo molto grande nel loro spazio regionale africano sia attraverso le transazioni commerciali che per l’intensificazione dell’integrazione alla rete energetica, stradale ed aerea a quello dei loro vicini. I grandi progetti vanno avviarsi e le risorse saranno mobilizzati affinché i sogni di ieri e di oggi possano diventare una realtà ed affinché la rete ferroviaria e stradale diventa delle vie di consolidamento delle basi di sviluppo.
I messaggi ai cittadini sono chiari. I mezzi istituzionali ci sono e dovranno consolidare la regionalizzazione avanzata e permettere ai cittadini di prendere in mano il loro destino ed innovare per introdurre le mutazioni necessarie che cambiano le realtà e creare le ricchezze.
Lo sviluppo è un processo pluridimensionale ed il Sovrano lo sa e chiedi al governo di avanzare verso i differenti progetti di sviluppo economico e sociale per valorizzare le risorse locali, per rinforzare il tessuto produttivo, per rendere molto competitiva l’economia locale con i disposizioni incoraggiate e per dare un senso profondo ai figli di questa cara regione.
La cultura è un pilastro centrale della personalità sahrawi marocchina. Il Hassani deve essere sostenuto e devono essere disposti dei mezzi strutturali affinché si fiorisce e rilasci le sue ricchezze alla cultura nazionale nel suo insieme.
Questo processo plurale ed altamente iscritto nei valori universali dei diritti dell’uomo è immunizzato contro ogni superamento. Il Consiglio Dei Diritti dell’Uomo (CNDH) è un’istituzione costituzionale ed indipendente che vigila a ciò che tutti i cittadini possano vivere o nei loro paesi lontano da ogni scivolata o violazione dei loro diritti. La regionalizzazione non può avere senso senza trasferimento delle competenze e delle risorse affinché l’eletto regionale sia l’attore centrale nel processo di trasformazione del paese.
Il Marocco ha inserito sempre i suoi progetti in una logica di “parola data – parola mantenuta”. Tutto ciò che è stato promesso è stato tradotto in azioni in tutti i settori. La realtà delle strutture socioeconomiche nelle province del sud manifesta del rigore del lavoro compiuto. E davanti a questa responsabilità assunta, l’avversario continua la sua azione che va contro la Storia e produce ogni giorno le disgrazie nella grande prigione di Tindouf.
Dopo 40 anni di deviazioni degli aiuti umanitari una minoranza di Capi separatisti accumula le ricchezze ed i conti in moneta straniera ed immerge ogni giorno i 40mila sahrawi nello smarrimento e la povertà nei campi di Tindouf.
I Sovrano ha messo Algeria davanti allo specchio della verità. Mantenere una prigione a cielo aperto significa un mantenimento di una popolazione nella precarietà per potere utilizzarla ai fini diplomatiche. I miliardi di dollari che l’Algeria ha dedicato alla guerra contro gli interessi del Marocco hanno prodotto solamente l’attaccamento dei marocchino ai loro diritti.
Il Re Mohammed VI ha evidenziato che le popolazioni di Tindouf, in Algeria, continuano di sopportare i tormenti della povertà, della desolazione e della violazione sistematica dei loro diritti fondamentali, nel momento in cui dei grandi progetti strutturati sono realizzati nelle province del Sud per assicurare ai loro abitanti una vita degna e libera.
“Dove sono passate le centinaia di milioni di euro accordati sotto forma di aiuti umanitari, che superano 60 milioni di euro per anno, senza contare i miliardi destinati all’armamento ed al sostegno della macchina di propaganda e di repressione utilizzata dai separatisti?”, si è interrogato.
“Come spiegare la ricchezza insolente dei leader del separatismo, chi possiedono beni immobiliari e dispongono conti e fondi bancari, in Europa ed in America latina e perché l’Algeria non ha fatto niente per migliorare le condizioni di vita degli abitanti dei campi di Tindouf stimati a 40mila individui equivalente a una popolazione di un quartiere di taglia media nella capitale Algeri?”, si è chiesto il Sovrano prima di spiegare che “ciò vuole dire che in quarant’anni, non ha potuto o non ha voluto dotare queste popolazioni di circa 6000 alloggi per preservare la loro dignità, o una media annua di 150 unità di alloggio”.
“Perché Algeria, chi ha speso miliardi nella sua crociata militare e diplomatica contro il Marocco, accetta di lasciare la popolazione di Tindouf vivere questa situazione drammatica e disumana?”, ha continuato il Sovrano, notando che la Storia giudicherà quelli che hanno ridotto i bambini liberi e degni del Sahara allo stato di mendicanti di aiuti umanitari e tratterrà anche al loro argomento che hanno sfruttato il dramma di un gruppo tra le donne ed i bambini del Sahara facendo di essi un bottino di guerra, un fondo di commercio illegittimo ed un mezzo di lotta diplomatica.
Sua Maestà il Re ha ricordato, infine, che la soluzione politica c’è e si chiama “autonomia” nel quadro dell’unità nazionale, oltre questa soluzione non è possibile.
La Marcia verde nata in risposta all’appello del defunto Re del Marocco, Hassan II del 06 novembre 1975, quando 350.000 volontari disarmati, uomini e donne, di tutte le categorie sociali, si sono mobilitati da tutte le regioni del Marocco per raggiungere i territori occupati: il Sahara detto Spagnolo o Occidentale. Questo storico evento corona un lungo processo di lotta persistente per l’indipendenza del Marocco e il completamento della sua integrità territoriale. In seguito a questo grande evento, la Spagna ha firmato l’Accordo di Madrid con il Marocco e ha deciso di ritirarsi subito dai territori meridionali marocchini.
Il Sahara ha conosciuto un gigantesco sviluppo economico e sociale in 40 anni dalla sua liberazione e che il colonialismo spagnolo aveva lasciato questo territorio desertico a zero investimenti. L’affluenza alle elezioni regionali comunali del 04 settembre 2015 ha raggiunto 80 per cento, sono stati eletti diversi candidati ritornati dai campi di Tindouf.