Migranti: pressioni sulla Tunisia, Lamorgese riprende i rimpatri. Saied a Sfax e Mahdia

di Gabriele Rossi –

Il vero problema in tema di immigrazione clandestina non è bloccare gli sbarchi, come sovranisti e faciloni vanno dicendo per fagocitare voti: non è pensabile lasciare la gente in mare ad annegare, ne’ è possibile per via delle leggi internazionali.
Il vero problema sono i rimpatri, un rebus al quale le varie classi politiche di tutti gli schieramenti non hanno saputo trovare soluzione, basti pensare che il governo che vedeva ministro e vicepremier Matteo Salvini si era fatto restituire in sordina i migranti fuggiti in Germania, in base al trattato di Dublino.
L’intesa in vigore con la Tunisia prevede che l’Italia invii due charter da 40 persone alla settimana a fronte delle migliaia di arrivi, un procedimento che era stato sospeso e che è ripreso a metà luglio; il Marocco non vuole charter e pretende che ogni migrante sia accompagnato da due poliziotti su voli di linea a costi esorbitanti, poi vi sono accordi per rimandare a casa clandestini provenienti da Egitto, Gambia e Niger. Ma per il resto non vi é nulla, e chi viene trovato in una situazione di clandestinità riceve tuttalpiù un invito a lasciare il paese, destinato nell’arco di pochi minuti a divenire carta straccia.
Va anche detto che spesso economie deboli vedono nelle rimesse, cioè nei soldi che i migranti mandano alle famiglie, un’iniezione di liquidità nelle economie sgangherate: in Somalia valgono 2 miliardi di dollari, cioè il 40% del Pil.
L’attenzione è oggi focalizzata sui tunisini che con i “barchini” arrivano di continuo (ed arrivavano anche quando Salvini teneva al largo la Diciotti), a volte famiglie in fuga dalla difficile crisi economica, a volte giovani desiderosi di aiutare le famiglie a casa, altre volte veri e propri delinquenti alla ricerca di soldi facili attraverso lo spaccio della droga ed altri reati.
La situazione si è esacerbata con la crisi pandemica, specie dopo che i migranti sono fuggiti dai centri per la quarantena ponendo la popolazione italiana, che ha fatto molti sacrifici per il lock down, a ulteriori rischi.
Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese si recata nei giorni scorsi a Tunisi dove ha incontrato il presidente della Repubblica Kais Saied e il premier incaricato Hichem Mechichi, ai quali ha garantito collaborazione (diciamo pure soldi, motori fuoribordo, ristrutturazione delle vedette, formazione degli agenti) in cambio di maggiori controlli sia a terra che in mare. D’altro canto la costa tunisina non è infinita, ed anche Notizie Geopolitiche si è recata (vedi foto) a sud di Sfax da dove partono in tutta tranquillità i cosiddetti “barchini”.
Finora è sembrata mancare quindi la volontà del governo tunisino di impedire le partenze, anche se va detto che tra crisi economica e problemi interni della Tunisia quello delle partenze non è certo il problema prioritario, specie se a partire sono quelli che cercano soldi facili dandosi alla criminalità.
Pochi giorni dopo la visita di Lamorgese su indicazione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio la Farnesina ha convocato l’ambasciatore tunisino Moez Sinaoui per fare presente la preoccupazione del governo italiano per i continui arrivi di cittadini tunisini in modo irregolare attraverso gli sbarchi.
La pressione del governo italiano ma anche dell’Unione Europea si è tradotta in queste ore con un’ispezione del presidente della Repubblica Kais Saied a Mahdia e a Sfax, dove ha controllato la Guardia costiera e verificato la situazione, e dove ha detto alle autorità che “dobbiamo essere preparati, dobbiamo aumentare i controlli”. “Dobbiamo – ha continuato Saied – evitare le partenze migliorando la condizione economica del paese”.
L’opinione pubblica tunisina è in questo momento divisa sul tema, con attivisti politici che attaccano il governo per aver preso soldi dall’Italia, la quale rispedirà a casa i migranti in contrasto con le leggi internazionali.
In realtà la legge internazionale prevede di dare assistenza e asilo a chi fugge da guerre o persecuzioni politiche, ma la Tunisia ed altri 12 paesi sono stati inseriti lo scorso anno nella lista dei “paesi sicuri”, e difatti ne’ il paese è in guerra, ne’ con la democrazia introdotta dalla “Primavera araba” è possibile parlare di persecuzioni politiche.
Quello che è certo è che per l’Italia, porta a sud dell’Europa, è insostenibile un continuo arrivo di migranti irregolari, spesso di difficile gestione proprio perché consci della propria irregolarità fuggono e si danno alla microcriminalità o al lavoro in nero. Per cui da settimana prossima verranno intensificare i rimpatri, vero segnale per prevenire le partenze e gli sbarchi.

Tunisia. Punto di raccolta e partenza dei migranti a sud di Sfax. (Foto: Notizie Geopolitiche / EO).