Pakistan. La Corte Suprema ha concesso a Khan la libertà su cauzione

di Alberto Galvi

La Corte Suprema pakistana ha concesso all’ex primo ministro Imran Khan la libertà su cauzione nel quadro del processo che lo vede accusato di aver divulgato segreti di stato, ma rimane in carcere per gli altri procedimenti giudiziari in corso e per la condanna a tre anni per corruzione.
Nella fattispecie Imran Khan e l’ex ministro degli Esteri Shah Mahmood Qureshi erano accusati di aver gestito male un dispaccio diplomatico inviato dall’ambasciatore del Pakistan negli Stati Uniti. Entrambi hanno ripetutamente negato l’accusa, affermando che il dispaccio era la prova di una cospirazione da parte dell’esercito pakistano e del governo degli Stati Uniti per rovesciare il suo governo nel 2022 dopo aver visitato Mosca poco prima dell’invasione russa dell’Ucraina. Washington e l’esercito pakistano hanno negato le accuse.
Khan è detenuto da agosto, e sostiene che l’esercito è in collusione con i partiti dinastici che hanno a lungo dominato il Pakistan per schiacciare il suo partito politico e impedirgli di candidarsi alle elezioni di febbraio. Khan ha in ballo una raffica di cause legali da quando è stato rimosso dall’incarico nell’aprile 2022, ed è stato incarcerato due volte.
Il Pakistan terrà le elezioni generali l’8 febbraio 2024. Si prevede che gli avvocati di Khan presenteranno ricorso alla Corte suprema per consentire a Khan di prendere parte alle elezioni. Anche se non potesse partecipare, un eventuale rilascio su cauzione rappresenterebbe un bel colpo per il suo partito, poiché gli consentirebbe di condurre la propria campagna in vista delle urne. Storicamente il destino dei politici in Pakistan dipende dal loro rapporto con l’establishment militare, che ha governato direttamente il paese in diverse occasioni.