Egitto. Zaky: per la procura incitava alla violenza. Ma il suo era attivismo per la libertà e contro il regime

L’avvocato sostiene che lo studente dell’università di Bologna sarebbe stato torturato con i cavi elettrici.

di Guido Keller

Desta preoccupazione la vicenda dello studente universitario dell’università di Bologna Patrick George Zaky, del quale non si avevano notizie per alcuni giorni salvo poi venirne confermato l’arresto in Egitto, dove si era recato per far visita ai parenti nella città natale di Mansoura.
Già ieri il ministero dell’Interno del Cairo ha confermato che il 27enne Patrick George Michel Zaky Soleyman “è stato fermato in esecuzione di un mandato di cattura emesso dalla procura generale”, ed ha sottolineato che si tratta di un cittadino egiziano e non di uno italiano, a differenza di quanto circolato su diversi social.
Il fermo è avvenuto venerdì alle 4.00 di mattina all’aeroporto della capitale egiziana non appena “Zaky” è sceso dall’aereo proveniente dall’Itala, dopodiché, stando al racconto dell’avvocato, sarebbe stato portato bendato in un edificio dei servizi segreti dove sarebbe stato picchiato e torturato con cavi elettrici. Poi è stato fatto comparire davanti a un collegio di giudici i quali gli hanno comunicato l’incriminazione per diffusione di false informazioni volte a minare la stabilità dello Stato, incitamento a manifestazione senza permesso, tentativo di rovesciare il regime, uso dei social media per danneggiare la sicurezza nazionale, propaganda per i gruppi terroristici e uso della violenza.
Le indagini su “Zaky” sarebbero partite lo scorso settembre, e lo vedrebbero coinvolto indirettamente nelle manifestazioni contro il regime di Abdel Fatah al-Sisi. Manifestazioni i cui appelli sono stati lanciati attraverso i social, come nel caso del noto attivista Mohamed Ali, il quale dal suo autosilo in Spagna aveva chiesto via Facebook al ministro della Difesa, Mohamed Zaki, di provvedere all’arresto di al-Sisi, ed aveva incitati gli attivisti egiziani a scendere in piazza.
Anche “Zaky” ha scritto contro il regime e per la libertà d’espressione su Facebook e sui social, un atteggiamento interpretato come ostile da un regime che si trova a governare un paese complesso e popoloso a seguito di un golpe con il quale è stato deposto il presidente eletto Mohamed Morsi, espressione dei Fratelli Musulmani.
Ieri sera a Bologna, in piazza Maggiore si è tenuto un flash mob per esprimere solidarietà a “Zacky” e per denunciare un caso del tutto simile a quello del ricercatore italiano Giulio Regeni, di cui si erano perse le tracce nella capitale egiziana la notte del 25 gennaio 2016 (anniversario di Piazza Tahrir), ed il cui cadavere era stato ritrovato il 3 febbraio con evidenti segni di torture, fatto per il quale gravano forti sospetti sui servizi segreti egiziani.
Il tweet del ministero dell’Interno ha riportato anche che la procura ha stabilito per “Zaky” un fermo di 15 giorni al fine di completare le indagini. Sempre che i metodi d’interrogatorio dei servizi segreti egiziani così si possano chiamare.