Polonia. Tusk, ‘dobbiamo prepararci mentalmente all’era prebellica’

Duda sospende la Polonia dal Trattato sul limite delle armi convenzionali.

di Enrico Oliari

In questi giorni il presidente russo Vladimir Putin è tornato a ribadire che non vi sono piani ne’ intenzioni di attaccare paesi della Nato, per quanto “diverrebbero obiettivi della difesa russa gli F-16 eventualmente inviati dai paesi Nato in Ucraina”. Nel crescendo delle tensioni nella regione, che vedono i russi avanzare nel Donbass, la Polonia ha sospeso oggi la propria adesione al Trattato sulle forze convenzionali in Europa. Lo ha reso noto oggi l’ufficio di presidenza polacco, nella cui nota si legge che il presidente Andrzej Duda ha promulgato la legge che sospende la partecipazione della Polonia al Trattato di Parigi del 1990, denominato Cfe e sottoscritto dai 16 paesi membri della Nato e dall’allora Patto di Varsavia.
Riadattato nel 1999 a seguito dell’adesione di nuovi membri della Nato (Cfe-2), il Trattato prevedeva limiti riguardanti le armi convenzionali presenti in uno stato necessarie per condurre attacchi di sorpresa o per effettuare operazioni offensive di larga scala, e riguardava l’intera regione che va dalle coste atlantiche agli Urali (Attu). La Russia si è ritirata dal Trattato nel maggio dello scorso anno.
L’ufficio di presidenza della Polonia ha specificato che la sospensione dal Trattato consente di non rispettarne gli articoli, per quanto di continuare ad essere paese firmatario.
Il primo ministro polacco Donald Tusk ha dichiarato oggi al consorzio mediatico Lena che, “senza spaventare nessuno”, “la guerra è iniziata due anni fa, ed è reale, non è un concetto del passato. Per la prima volta dal 1945 ci troviamo in una situazione del genere. Per quanto la cosa sia dura soprattutto per i giovani, dobbiamo prepararci mentalmente all’era prebellica”.
In realtà la guerra è iniziata ben prima di due anni fa, tanto che nel Donbass si combatte fin dal 2014. L’eventuale adesione dell’Ucraina alla Nato, decisa al vertice dell’Alleanza Atlantica di Bucarest del 2008, e il mancato rispetto degli accordi di Minsk-2 sono alla base dell'”Operazione speciale” di Vladimir Putin, e certamente una soluzione del conflitto deve ripartire da lì. Tuttavia Tusk ha insistito nel dire che “E’ prioritario difendere l’Ucraina nella sua integrità, il suo destino è nelle mani di noi occidentali”, costi quel che costi. Ha poi aggiunto che “i paesi europei devono rispettare l’impegno di spesa di almeno il 2% del Pil per la difesa”, il che significa meno soldi per altri settori, come sanità e istruzione.