RD Congo. Insicurezza e impunità costringono MSF a sospendere attività mediche in due zone dell’Ituri

di Sara Maresca * –

Quattro mesi dopo che un convoglio di mezzi di Medici Senza Frontiere (MSF) è stato preso d’assalto da un gruppo non identificato di uomini armati nella provincia dell’Ituri, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), MSF annuncia che chiuderà le proprie attività a Nizi e Bambu perché le parti coinvolte nel conflitto non hanno fornito adeguate garanzie sulla sicurezza. Due membri dello staff di MSF sono stati gravemente feriti lo scorso 28 ottobre durante un attacco sulla strada tra Kobu e Bambu nel territorio di Djugu, nella provincia dell’Ituri.
In seguito a questo incidente, MSF ha chiesto a tutte le parti coinvolte nel conflitto di condannare l’attacco, di rispettare il diritto umanitario internazionale e di proteggere le strutture mediche, gli operatori sanitari, le ambulanze, i pazienti e i feriti. Nonostante la richiesta di MSF rivolta alle autorità, al momento non è stata avviata alcuna investigazione sull’incidente.
“Purtroppo, non abbiamo avuto altra scelta che chiudere i nostri progetti” dichiara Olivier Maizoué, coordinatore dei progetti MSF in RDC. “I rischi sono semplicemente troppo alti e di conseguenza è impossibile per MSF tornare in sicurezza in quelle zone. Siamo molto dispiaciuti di questa decisione perché avrà delle pesanti conseguenze su una popolazione con gravi necessità. Il nostro compito è salvare vite ma senza metterne a repentaglio altre”.
MSF continuerà a garantire assistenza medico umanitaria in altre zone della provincia dell’Ituri, incluse Drodro e Angumu, e continuerà a supportare le autorità sanitarie locali a Nizi e Bambu attraverso la donazione di farmaci e forniture mediche per coprire i prossimi mesi. “Siamo tristemente consapevoli che singole donazioni non potranno colmare il vuoto lasciato dalla nostra partenza e del pesante impatto che questa decisione avrà sulle persone con urgente bisogno di assistenza medica” conclude Maizouè di MSF.
Tutte le parti in conflitto dovrebbero facilitare l’accesso degli aiuti umanitari alla popolazione e rispettare e proteggere il personale medico-umanitario. MSF ribadisce quindi la richiesta di un’investigazione portata avanti dalle autorità e chiede a tutte le parti belligeranti e alle persone in posizione chiave di impegnarsi affinché siano create le giuste condizioni per garantire assistenza a tutte le persone che ne hanno disperatamente bisogno.
L’attacco di ottobre non è un episodio isolato e si aggiunge a una lunga lista di incidenti che hanno colpito le équipe di MSF nella provincia di Ituri negli ultimi mesi. Nel giugno 2021, durante i combattimenti nell’area di Boga, il principale ospedale della città supportato da MSF è stato gravemente danneggiato: almeno 12 persone hanno perso la vita, diversi edifici inclusa la terapia intensiva sono stati bruciati e la farmacia dell’ospedale e le forniture sanitarie saccheggiate.
“Siamo preoccupati per i numerosi attacchi e i saccheggi delle strutture sanitarie e siamo profondamente turbati dal clima di impunità che regna oggi in questa parte della Repubblica Democratica del Congo” ha dichiarato Jérome Alin, capo missione MSF. “Sappiamo che l’impunità alimenta ancora più violenza”.
Le équipe di MSF hanno assistito ad incidenti simili contro il personale medico ed umanitario in altre zone della Repubblica Democratica del Congo. Per esprimere la propria preoccupazione e solidarietà ai colleghi e a tutte le persone coinvolte, il personale di MSF in RDC organizzerà un giorno di protesta il 23 marzo in cui verranno garantite soltanto le attività mediche salvavita.

MSF in RDC
Le équipe di MSF hanno iniziato a lavorare a Nizi e a Bambu nel giugno 2018, fornendo assistenza medica a circa 471.000 persone colpite da anni di conflitto, con un focus particolare sulle cure pediatriche, la lotta alla malnutrizione, ma anche la fornitura di acqua potabile e la costruzione di latrine e docce per gli sfollati.
Nella provincia di Ituri, MSF sostiene due ospedali del Ministero della Salute, 12 centri sanitari, tre ambulatori e 32 centri sanitari comunitari a Drodo e Angumu, dove vengono trattate malattie infantili, malnutrizione e malaria, vengono assistiti i sopravvissuti a violenza sessuale e garantito un servizio di supporto alla salute mentale. Nelle ultime settimane, le équipe di MSF hanno anche lavorato con gli ospedali di Bunia per trattare feriti di guerra.
MSF lavora nella Repubblica Democratica del Congo da più di 40 anni e attualmente gestisce progetti in 20 delle 26 province del paese, fornendo assistenza medica alle vittime di conflitti e violenze, agli sfollati e alle persone colpite da epidemie come colera, morbillo e HIV. In tutto il paese, le équipe d’urgenza di MSF rimangono pronte a rispondere a epidemie, disastri naturali e conflitti.

* Ufficio stampa di Medici Senza Frontiere.