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Sergei Golubok, avvocato di Greenpeace, ha dichiarato oggi nel corso di una conferenza stampa che gli attivisti che lo scorso 18 settembre a bordo del rompighiaccio Arctic Sunrise, battente bandiera olandese, hanno compiuto un’azione di disturbo nei confronti della piattaforma petrolifera russa Prirazlomnaya, situata nel Mar di Pecora, parte del Mar Glaciale Artico a nord della Russia europea, e che per questo sono stati accusati formalmente di pirateria, sono detenuti in “condizioni disumane”.
Golubok ha spiegato che gli arrestati, fra i quali il napoletano Christian D’Alessandro, sono tenuti “come polli da allevamento all’interno di una pessima fattoria”, in attesa di giudizio nelle città di Murmansk e Apatity, senza accesso accesso all’acqua potabile, con un’alimentazione insufficiente e senza assistenza sanitaria.
L’accusa di pirateria sembrava in un primo momento accantonata, ma poi è arrivata la conferma della formalizzazione delle accuse nei confronti di alcuni dei trenta, che ora rischiano fino a 15 anni di carcere.