Sarafraz a capo dell’Irib. Ma il maxi-media iraniano resta la voce di Khamenei

di Farahmand Alipour * –

Sarafraz mohamadÈ di pochi giorni fa la notizia che il leader della Repubblica Islamica dell’Iran, Alì Khanemei, ha designato personalmente il nuovo direttore della rete televisiva di stato Irib.
“Seda va Simaye Iran” (Irib), conta decine di migliaia tra i suoi impiegati, ha filiali in oltre 45 paesi (inclusi Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Malesia); trasmettendo in più di 30 lingue appare come una delle più importanti e costose emittenti radio televisive di tutta l’area mediorientale.
Mohamad Sarafraz, il nuovo capo della “Radio Televisione della Repubblica Islamica dell’Iran”, ha coperto per anni la carica di vice direttore per le trasmissioni extranazionali, il cui compito principale consisteva nella gestione dei canali in lingua straniera. Nello specifico ha curato il canale anglofono “Press Tv”, quello arabofono “al-Alam” e ispanofono “Hispan Tv”, attivi ventiquattro ore al giorno ed incentrati sulla cronaca. Oltre a ciò, egli ha promosso l’avvio di un’emittente tripartita che trasmette film e serie in lingua inglese, araba e persiana, la Ifilm.
La rete multimediale Irib è attualmente sotto il controllo diretto del leader spirituale della Repubblica Islamica Ali Khamenei, il quale attraverso la medesima possiede il monopolio nel mercato radiofonico e televisivo iraniano e ha il diritto esclusivo di eleggerne il direttore per un mandato di cinque anni, come da articolo 175 della Costituzione.
Quale diretta conseguenza di ciò, qualunque altro organo politico, incluso lo stesso presidente della Repubblica Hassan Rohani, è escluso di fatto da ogni processo decisionale. In quanto ai riformisti e ai partiti minori e indipendenti, sebbene gli sia concesso di mantenere giornali e riviste proprie, l’avvio di canali televisivi è vincolato dalle decisioni della Tv di stato Irib.
Quest’ultima si rivela prevedibilmente come una roccaforte dei conservatori e sostenitori della Grande guida l’ayatollah, e il contenuto e le opinioni espresse durante le trasmissioni appaiono fortemente schierate. A causa di questa deriva marcatamente unilaterale, ai partecipanti della vita politica di opposizione, come i riformisti, non è permesso in alcun modo di prendere parte ai dibattiti televisivi, e nessuno spazio è concesso alle loro istanze di critica rivolte ai conservatori e alle loro logiche di potere.
“Seda va Simaye Iran” gode dunque nel paese di una libertà assoluta sul piano dell’informazione, e altrettanto i giornali diversamente schierati (o meglio, quelli rimasti) sono oggetto di forti pressioni dall’alto;e i giornalisti dissidenti ormai da anni affollano le carceri del paese.
Il governo, cioè il presidente e il suo gabinetto, è limitato all’obbligo di finanziare la rete Irib per una cifra di circa un miliardo di dollari all’anno in aggiunta a diverse centinaia di milioni di dollari in proventi ottenuti da sponsor di vario genere. Negli ultimi anni il bilancio dell’emittente ha conosciuto un incremento di circa dieci volte, ma nonostante questi dati all’apparenza ottimistici, dal punto di vista economico Irib appare impotente e pesantemente in perdita. Uno dei motivi di questo improvviso aumento del bilancio è riscontrabile nell’ampliamento dei suoi canali televisivi, passati da 7 ai circa 20 di oggi.
Accanto alle decine di canali che trasmettono 24 ore su 24 dai capoluoghi regionali del paese, spesso nei dialetti locali, di recente sono state inaugurate nuove trasmissioni in alcuni idiomi di paesi confinanti, come ad esempio l’Urdu per il Pakistan.
L’obiettivo principale che la Radio Televisione della Repubblica Islamica dell’Iran vuole raggiungere attraverso la creazione di questi nuovi canali è lanciare una sfida diretta a tutte quelle emittenti satellitari come Bbc Farsi, Voice of America e tante altre, gestite da iraniani della diaspora, trasferiti a Los Angeles o a Londra. Ma al contrario della televisione di Stato, invischiata nella trappola delle prescrizioni religiose e della censura, i programmi in lingua persiana trasmessi dall’estero attraggono gli iraniani con i loro show aperti, accattivanti e lontani dagli standard restrittivi dei loro corrispettivi nazionali. Così sono divenuti i principali avversari e concorrenti di Irib. Inoltre un recente sondaggio afferma che circa il sessanta per cento degli Iraniani guarderebbe programmi sulla televisione satellitare.
Ezzat Zarghami, ex presidente della televisione di Stato, negli ultimi giorni del suo mandato ha dato notizia dell’inaugurazione a breve di canali attivi no stop in lingua azeri e in lingua curda con l’intento di estendere la propria influenza diretta sul paese a maggioranza sciita dell’Azerbaijan e la popolazione curda di Iraq, Siria e Turchia.
Pare dunque che il problema più importante e la sfida del nuovo presidente Sarafraz sia quello di ottenere la fiducia dei cittadini iraniani e farli tornare nei circuiti della televisione di Stato, soprattutto riguardo i servizi di informazione. Ma il perseguimento di questi obiettivi si rivela un percorso, se non impossibile, certamente in salita.

* Farahmand Alipour è un giornalista Iraniano che viva in Italia. Negli ultimi anni ha lavorato come esperto di Medio Oriente per la Bbc Persian e Voice of America. Alipour negli ultimi mesi trascorsi in Iran ha lavorato come giornalista esclusivo per Mehdi Karubi, uno dei due leader del Movimento verde che a tutt’oggi sconta una pena agli arresti domiciliari.