Spagna. Sfiduciato Rajoy, il socialista Sanchez incaricato di formare il governo

di Elisabetta Corsi –

Mariano Rajoy non è più premier. Dopo essere stato sfiduciato dal parlamento spagnolo seguito degli scandali legati alla corruzione che hanno investito i popolari, per un meccanismo costituzionale spagnolo al suo posto è arrivato Pedro Sanchez, leader del partito socialista. Si tratta del primo premier nella storia della Spagna a non essere stato in precedenza deputato e senza essere passato dalle urne, quindi senza il voto dei cittadini.
Rajoy invece è il primo nella storia della Spagna a ottenere una mozione di sfiducia dal parlamento, ed il fatto scatenante è stato quello della sua implicazione nel caso Gürtel per cui è stato condannato insieme al suo partito. Rajoy e il suo partito sarebbero accusati di aver mantenuto una contabilità segreta e utilizzato milioni di euro di origine illecita, tra cui 110mila euro per elezioni comunali e altri 130mila per finanziare una campagna elettorale. Il re ha firmato il decreto di nomina del nuovo presidente del consiglio e Sanchez ha giurato nelle mani di Felipe VI e sulla Costituzione nel palazzo della Zarzuela.
I voti contro Rajoy sono stati 180 contro 169 sui 350 deputati presenti nel Congresso e un’astensione. Al momento di dimettersi si è congedato felicitandosi con il nuovo premier e augurando buona fortuna a tutti. Le sue ultime parole prima di lasciare l’emiciclo e poco prima della mozione di sfiducia: “lascio una Spagna migliore di come l’avevo trovata e spero che chi mi sostituirà faccia lo stesso”, nonostante l’amaro in bocca per la sfiducia che a suo parere è stato solo un modo per fare gli interessi di Sanchez.
Sanchez ha dichiarato che il suo obiettivo è recuperare la dignità della democrazia spagnola che è stata danneggiata dal partito al governo e si è augurato di arrivare presto a nuove elezioni. Non ha dimenticato di far sentire il suo appoggio ai catalani e ai baschi, con i quali intende mantenere il rapporto consolidato con il precedente governo oltre che rassicurare nella continuazione dell’impegno della Spagna con l’Unione Europea e alla coesione sociale.
Il primo problema del nuovo presidente è quello di ottenere una maggioranza in parlamento che al momento non ha e quindi vi è il rischio di ingovernabilità. Non si sa se sarà un esecutivo monocolore di minoranza o in coalizione con il partito Podemos. Sicuramente sarà un governo di transizione che servirà a traghettare il paese a nuove elezioni e quindi non di lunga durata.