Sudan. La Russia intensifica le relazioni (e lo sfruttamento minerario)

di Giuseppe Gagliano

La cooperazione tra la Russia e il Sudan nel settore minerario, in particolare nell’estrazione dell’oro, si inserisce in una dinamica più ampia di rafforzamento delle relazioni bilaterali. Mosca, che cerca di espandere la sua influenza in Africa, vede nel Sudan un’opportunità strategica, non solo per le risorse naturali, ma anche per stabilire una presenza militare nella regione. Infatti dall’inizio del conflitto civile in Sudan nell’aprile 2023 la Russia, attraverso attori come il gruppo Wagner (Africa Corps), ha rafforzato il suo sostegno al governo militare sudanese.
In termini di politica economica questa relazione rientra nella strategia di diversificazione economica della Russia. Secondo l’economista russo Andrej Movchan, “la Russia utilizza partenariati economici nei settori estrattivi in Africa per compensare l’isolamento economico internazionale crescente. Le alleanze con paesi ricchi di risorse, come il Sudan, permettono di aggirare alcune sanzioni garantendo allo stesso tempo un accesso diretto a materie prime strategiche”.
Nel conflitto che vede contrapposte le Forze di Supporto Rapido (RSF) di Mohamed Dagalo, detto Hemeti, e i governativi guidati dal presidente, il generale Abdel Fatah al-Buhran, la Russia sta sostanzialmente facendo il doppio gioco sostenendo entrambe le parti, proprio per garantirsi lo sfruttamento minerario.
Oggi le Forze di Supporto Rapido controllano ampie parti di territorio, mentre scontri pressoché quotidiani hanno luogo nella capitale Khartoum. Il governo di Buhran si è trasferito a Port Sudan.