Tobruk, ‘navi italiane nelle nostre acque’. Il ministero smentisce. Vandalizzato cimitero italiano

di Enrico Oliari

Navi italiane grandeIl governo libico “di Tobruk”, frutto delle elezioni del giugno 2014, guidato da Abdullah al-Thinni e riconosciuto dalla comunità internazionale e quindi anche dall’Italia, ha denunciato energicamente la violazione delle proprie acque territoriali a seguito “dell’ingresso avvenuto ieri di tre navi da guerra italiane nei pressi delle coste di Bengasi, a Daryana”, cioè nelle acque territoriali libiche.
La cosa è stata prontamente smentita dall’Italia e in un comunicato emesso da via XX Settembre si legge che “La notizia diffusa stamane da fonti libiche circa la presenza ieri di tre navi italiane nelle acque territoriali libiche è falsa”. Il ministero ha precisato che non vi erano mezzi italiani nella zona, ne’ di quelli impegnati nell’operazione “Mare Sicuro”, per il salvataggio dei migranti e la sorveglianza dei flussi migratori, ne’ di quelli incaricati per la missione Eunavformed, che ha per scopo la sicurezza e la lotta agli scafisti.
Tobruk, che già lo scorso 11 maggio aveva bombardato un cargo turco che trasportava con tutta probabilità armi ai nemici del governo “di Tripoli” (islamista, riconosciuto da Turchia e Qatar e con a capo Khalifa al-Ghweil), ha fatto sapere che “verrà utilizzato ogni mezzo” per garantire la propria sovranità sulle acque territoriali.
L’iniziativa dell’Italia è stata fino ad oggi puramente diplomatica e di intelligence, anche perché un intervento diretto nel conflitto siriano avrebbe comportato la coalizzazione delle molte fazioni verso l’amico-nemico posto a poche braccia di mare. Difatti oggi è stato ancora una volta vandalizzato il cimitero italiano cattolico “Hammangi” di Tripoli, fazione avversa a Tobruk: non si tratta della prima volta che avvengono fatti del genere, ma la concorrenza con la denuncia di Tobruk è indicativa.
La cosa è stata denunciata dal presidente dell’Associazione Italiana Rimpatriati dalla Libia (Airl) Giovanna Ortu, la quale ha parlato con Giancarlo Consolandi, presidente dell’Exlali (Associazione alunni scuole cristiane di Tripoli) di “immagini che si commentano da sole per la loro inciviltà e che completano il quadro tragico della situazione in Libia” e ha aggiunto che “Grazie a Dio non abbiamo bisogno di tombe materiali per pregare in ricordo di quei morti e ci piace ricordare la lunga tradizione di rispetto fra le diverse religioni che ha caratterizzato la nostra vita laggiù. La preoccupazione per i vivi libici in pericolo a causa della lunga guerra fratricida che ha dato spazio a presenze inquietanti prevale sull’accorata preghiera per i nostri cari defunti”.
Nel cimitero Hammangi riposano i resti di 8mila italiani.