Transnistria. Intervista al ministro degli Esteri Vitaly Ignatiev

a cura di Massimiliano Lettieri –

Una striscia di terra al di là del Nistro. 500mila abitanti alla ricerca del riconoscimento internazionale. Un paese che usa i simboli del passato ma che sa guardare avanti. E’ la Transnistria, o meglio, la Pridnestrovia: dopo 30 anni di indipendenza de facto e con l’esercito russo a garantire la pace, il governo di Tiraspol punta al rilancio dell’economia e alle relazioni internazionali. E toglie le tasse alle aziende che investono lì. Ne parliamo con il ministro degli Esteri, Vitaly Ignatiev.

– Come si sono evolute le relazioni con gli Stati vicini rispetto al passato, e in particolare, come sono i rapporti con l’attuale governo moldavo rispetto al precedente? Come si sono evolute le relazioni con l’Ucraina con lo scoppio e la persistenza della guerra nel Donbass?
La Pridnestrovia ha sempre dichiarato la propria disponibilità a costruire un dialogo costruttivo con qualsiasi autorità moldava. Ma in realtà sarà difficile procedere in maniera parallela tra lo status dei rapporti moldavo-pridnestroviani e qualsiasi coalizione di governo a Chisinau. Le forze politiche della Repubblica della Moldavia possono anche avere differenti opinioni sull’agenda politica interna del Paese, ma hanno lo stesso punto di vista riguardo la Pridnestrovia. Ciò è chiaramente confermato dalla storia “ondulatoria” del processo dei negoziati, dove le aperture a breve termine sono state sostituite dal rifiuto di Chisinau di attuare gli accordi raggiunti, e l’introduzione di nuove misure di pressione sulla Pridnestrovia.
In generale questa situazione sta persistendo negli ultimi due anni. C’è stato un periodo tra la fine del 2017 e la seconda metà del 2018 nel quale siamo riusciti a risolvere diverse questioni di vecchia data nel campo dell’istruzione, la libertà di movimento, l’uso della terra nella regione del Dubossary e altre. Poi, la controparte moldava, sotto vari pretesti, ha di fatto messo in pausa i negoziati: gli incontri dei rappresentanti sulle questioni politiche non si tengono da quasi sei mesi e le attività dei tecnici sono diminuite in modo critico. Durante questo periodo Chisinau ha innescato nuovi problemi, ad esempio, la consegna della stampa russa in Pridnestrovia, così come la disattuazione degli accordi precedentemente raggiunti.
Per quanto riguarda l’Ucraina, storicamente è un importante partner commerciale ed economico per la Pridnestrovia, nonché un garante e un mediatore nel processo di negoziazione. Decine di migliaia di persone di etnia ucraina vivono in Pridnestrovia; molti residenti hanno la nazionalità ucraina. Osservatori militari ucraini partecipano all’operazione di mantenimento della pace sul Dniester. Pertanto i buoni rapporti con il paese confinante sono, ovviamente, una priorità per noi. Allo stesso tempo, le relazioni pridnestroviane-ucraine si sono notevolmente deteriorate dopo il 2014 e oggi non possono essere definite ottimali. Sfortunatamente Kiev ha sostenuto Chisinau nell’organizzare pressioni sulla P.M.R. sviluppando controlli doganali e di frontiera congiunti ai confini tra Pridnestrovia e Ucraina. Sin dall’inizio abbiamo avvertito la natura distruttiva di questo progetto, degli enormi costi e dei rischi che pone per l’economia pridnestroviana, per la libertà di circolazione e per la sicurezza regionale. Ora le nostre paure cominciano a realizzarsi. Abbiamo già incontrato difficoltà con l’importazione di medicinali nella Repubblica che devono essere affrontate con urgenza da esperti tecnici delle due parti nell’ambito dell’assistenza internazionale. Allo stesso tempo ci sono alcuni segnali positivi. Recentemente, Kiev ha revocato le sanzioni contro la JSC Moldova Steel Works, uno dei fiori all’occhiello dell’economia pridnestroviana, inserita per sbaglio nell’elenco insieme alle imprese della Federazione russa. Spero che il rapporto tra la Pridnestrovia e l’Ucraina tornerà gradualmente ad essere costruttivo
”.

– La P.M.R. è a tutti gli effetti uno Stato, ma non ha alcun riconoscimento ufficiale. Il vostro obiettivo è il riconoscimento ufficiale per uscire dall’isolamento politico o ritiene che sia ancora presto per parlarne?
Non è giusto usare la dicitura “isolamento politico” nella P.M.R.. La Pridnestrovia è attivamente coinvolta nelle relazioni internazionali. Siamo riconosciuti dalla Repubblica di Abkhazia, dalla Repubblica dell’Ossezia del Sud e dalla Repubblica del Nagorno-Karabakh. Le delegazioni straniere, gli ambasciatori e lo staff diplomatico di paesi stranieri visitano quasi ogni giorno la P.M.R.. Abbiamo un dialogo attivo con le organizzazioni internazionali, tra cui l’ONU e l’OSCE. Inoltre, la Pridnestrovia è attiva nel processo internazionale della risoluzione del conflitto pridnestroviano, che si riflette nei documenti di base dei negoziati. La P.M.R. ha un’attività attiva di commercio estero. Disponiamo di aree geografiche commerciali estremamente estese e le merci pridnestroviane vengono esportate in dozzine di paesi in tutto il mondo. Tutti questi fatti dimostrano in modo convincente che non c’è isolamento.
La P.M.R. esiste da quasi 30 anni e durante questo periodo ha dimostrato lo status di partecipante a pieno titolo alle relazioni internazionali. Siamo rispettati per la nostra scelta di costruire uno Stato indipendente, che è stata ripetutamente confermata al referendum nazionale.
Infine, la giustizia favorisce i pridnestroviani. Hanno il diritto esclusivo di determinare il loro futuro. Penso che il riconoscimento internazionale della Repubblica sia solo una questione di temp
o”.

Vitaly Ignatiev. (Foto: ministero degli Esteri PMR).

– L’annessione della Crimea alla Russia può avere anche un’influenza sulla P.M.R.?
Il caso della Crimea è molto complesso. Secondo la legislazione russa, la penisola appartiene alla Russia, secondo la legge ucraina, fa parte dell’Ucraina. Pertanto, credo che questo problema si trovi esclusivamente all’interno delle relazioni russo-ucraine. Solo Mosca e Kiev dovrebbero trovare la formula di una soluzione sostenibile per il conflitto bilaterale in Crimea. Spero che ciò accada il prima possibile perché l’incertezza politica attorno alla penisola incide negativamente sulla sicurezza di tutti i paesi della regione del Mar Nero, inclusa la Pridnestrovia”.

– Come interpreta le forti tensioni politiche presenti oggi in Europa?
Allo stato attuale i paesi europei affrontano numerose sfide globali e continentali: crisi migratoria, guerre commerciali e sanzionatorie, conflitti non risolti sullo spazio europeo, escalation del confronto geopolitico tra Occidente e Russia. Non esiste ancora una posizione unitaria sul modo di risolvere una vasta gamma di problemi internazionali; questo fatto suscita gravi tensioni politiche tra i paesi europei anche all’interno dell’Unione. Suppongo che il rifiuto della logica conflittuale e la risoluzione dei conflitti regionali possano diventare i primi passi verso il superamento delle crisi esistenti”.

– In Europa stiamo assistendo all’ascesa di movimenti nazionalisti e indipendentisti. Qual è la sua opinione a riguardo?
A mio avviso lo sviluppo di movimenti nei paesi europei è il risultato inevitabile del rafforzamento delle istituzioni e dei valori democratici e della crescita dell’autocoscienza civile e nazionale. Da parte sua la Pridnestrovia accoglie con favore l’attività di qualsiasi forza politica sana che agisca nell’ambito del campo giuridico dei loro paesi e protegga l’interesse dei cittadini”.

– Cosa può insegnare la storia del P.M.R.?
La lezione principale da imparare dalla storia della Pridnestrovia è che nel processo di risoluzione di qualsiasi problema internazionale i diritti e gli interessi delle persone dovrebbero essere prioritari. Un grave errore è stato commesso 28 anni fa: la società internazionale ha rifiutato di riconoscere i diritti di indipendenza della nazione pridnestroviana. Inoltre la stessa Repubblica della Moldavia rifiutò di prendere la Pridnestrovia: il 23 giugno 1990 il Parlamento della Repubblica della Moldova ha adottato la dichiarazione riconoscendo illegale il patto Molotov-Ribbentrop. Cioè legalmente la situazione ritornò al 1940, il territorio dell’attuale Pridnestrovia fu ritirato dalla MASSR (Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Moldava). Questo errore non è stato ancora corretto, sebbene gli anni successivi mostrassero la natura poco promettente della spinta artificiale della Pridnestrovia in un campo estraneo storico, etnico e culturale. La nostra indipendenza è costruita sulla base dell’espressione della volontà delle persone, non c’è alternativa ad essa. La Pridnestrovia possiede perfetti motivi politico-legali e storici per un ampio riconoscimento diplomatico. Ciò è confermato da numerose ricerche condotte da specialisti internazionali. Recentemente, l’interesse internazionale nei confronti della Pridnestrovia, verso il nostro punto di vista sugli eventi sia all’interno che all’esterno della Repubblica, sta crescendo obiettivamente. A detta di tutti, la comunità mondiale comincia a rendersi conto del fatto che è impossibile ignorare la volontà dei pridnestroviani che vivono sulla loro terra da quasi 30 anni. Ci aspettiamo che il riconoscimento de iure della Pridnestrovia debba diventare il prossimo passo logico dopo il riconoscimento di fatto”.