Tunisia. “Cittadini contro il colpo di stato”, la denuncia di Yosri Eddali

Parlamento sospeso da 7 mesi, oppositori politici e parlamentari arrestati: il deputato di “Coalizione per la Dignità”, ‘le conseguenze del gesto di Saied ricadranno su di lui’.

a cura di Saber Yakoubi

Nel luglio dello scorso anno il presidente della Repubblica di Tunisia, Kais Saied ha congelato il Parlamento e licenziato il governo rifacendosi ad un articolo della Costituzione che prevede tali misure in caso di rischio per la sicurezza dello Stato. Alla base dell’iniziativa la complessa crisi politica e le difficoltà del paese di trovare stabilita e di dare risposte agli annosi problemi della disoccupazione e della povertà diffusa, nonché di attuare una valida lotta alla corruzione. Nonostante fossero passati i due mesi previsti dallo stesso articolo, Saied non ha reintegrato il Parlamento, ed ha nominato un governo da lui scelto che vede a capo Najla Bouden Romdhane.

A metà gennaio, in un discorso rivolto alla nazione, Saied ha reso noto che da questo mese verranno sottoposte al voto popolare una serie di proposte di modifica costituzionale per la ridefinizione dello Stato, e che in luglio vi sarà un referendum che riassumerà i vari emendamenti.
La società civile tunisina è spaccata fra chi sostiene “l’assolutismo” di Saied e chi vorrebbe la reintegrazione del Parlamento, ma nella diatriba politico-istituzionale non sono pochi gli oppositori politici finiti agli arresti, compresi deputati a cui è stata sospesa l’immunità parlamentare.
Va detto che se è vero che la frammentazione politica e la rappresentanza in Parlamento di una miriade di partiti e partitini di fatto blocca il paese, motivo per cui sarebbe sufficiente porre una seria quota di sbarramento, dall’altro quanto sta accadendo in Tunisia va in controtendenza rispetto al percorso democratico scelto dai tunisini con la “Rivoluzione dei Gelsomini” che ha deposto il raìs Ben Ali.
Tra gli oppositori all’iniziativa autocratica di Saied vi è il movimento “Cittadini contro il colpo di stato”, di cui esponenti sono in sciopero della fame per protestare contro “il governo individuale che spinge la macchina dell’oppressione e le istituzioni statali a soffocare tutte le voci dell’opposizione”. Con tale gesto vengono richiesti “l’immediato rilascio di parlamentari e detenuti politici, la fine dei processi militari e la cessazione delle minacce e delle vessazioni nei confronti della magistratura”.

Notizie Geopolitiche ha incontrato presso la sede del partito “Hirak”, fondato dall’ex presidente Moncef Marzouki (anche lui condannato un mese a 4 anni di carcere), Yosri Eddali, ex funzionario del ministero dell’Interno e attuale parlamentare del gruppo “Coalizione per la Dignità”.

– Esiste secondo Lei oggi in Tunisia uno spazio di libertà che permetta ai tunisini di esprimersi in varie forme? Oggi siete in sciopero della fame: quali sono i motivi di questa iniziativa?
“Oggi siamo davanti ad una forma di repressioen delle voci dell’opposizione: immagini un cittadino che scende in piazza a protestare con mezzi di lotta pacifici, e sottolineo “pacifici”, una, due, tre volte… salvo poi subire vessazioni e venire arrestato. Questo è ciò che è successo con noi. I nostri sostenitori, venuti ad esprimere la loro opinione, sono stati bloccati. Durante il nostro sit-in notturno decidemmo di montare una tenda in quanto faceva freddo, e per questo siamo stati sottoposti a gravi violenze e al lancio di gas lacrimogeni… la tenda è stata distrutta, in molti sono stati arrestatio. Non abbiamo scelto di rispondere alla violenza con la violenza, bensì abbiamo continuato la nostra lotta pacifica con i nostri corpi, menti e anime, e il nostro messaggio oggi non è diretto a Saied, ma alla comunità internazionale, ai nostri sostenitori e anche ai sostenitori di Qais Saeed”.

– Quali sono le vostre istanze?
“La nostra iniziativa nazionale e democratica con “Cittadini contro il colpo di stato” ruota principalmente attorno alla cessazione degli interventi militari contro i manifestanti e al rilascio dei parlamentari ingiustamente imprigionati, alcuni persino sottoposti a processi militari. La magistratura è oggi sotto pressione, con i giudici presi di mira perchè si sono rifiutati di processare i parlamentari, o di sciogliere formazioni politiche importanti come Ennahda, la notra Coalizione Dignità oppure Cuore della Tunisia. Chiediamo di non coinvolgere le forze armate e l’esercito nella battaglia politica, e tutti sanno come il 25 luglio il cortile del parlamento sia stato occupato con carri armati e le porte ci siano state chiuse in faccia per impedirci di entrare, e questo non può che essere un colpo di stato. Ci rifiutiamo di definirlo costituzionale, perché è un colpo di stato con mezzi militari e di sicurezza”.

– Kais Saied continua a raccogliere le autorità sotto la sua influenza, d’altra parte i problemi politici, economici e sociali sono sotto gli occhi di tutti… Che soluzioni economiche e sociali proponete?
“Parte delle soluzioni di bilancio provengono originariamente dalle nostre idee alla Camera dei Rappresentanti, ma dubito che Saied possa ricevere sostegno alla sua iniziativa politica dalla comunità internazionale. Quindi non riceverà sovvenzioni e non riuscirà a coprire il budget. Oggi i ministri non hanno ricevuto i loro stipendi e c’è stato un ritardo di tre mesi nel il pagamento degli stipendi. Tutto questo farà fallire la “dittatura di successo” e accadranno sconvolgimenti sociali. L’esplosione rivoluzionaria che pensava di fare lui ricadrà su di lui”.