Tunisia. Elezioni: escluso il candidato gay Mounir Baatour

'L'omosessualità è una malattia? Allora vi invito a trovare una cura, così vi daremo il Nobel'.

a cura di Vanessa Tomassini

TUNISI. I media internazionali si sono ampiamente occupati della candidatura alle prossime elezioni presidenziali tunisine di Mounir Baatour, avvocato quarantottenne e presidente del partito liberale tunisino, già cofondatore dell’organizzazione lgbt “Shams”, che si batte per la depenalizzazione dell’omosessualità nel paese nordafricano. Il suo nome è stato tuttavia escluso dalla lista dei candidati ammessi alle elezioni presidenziali da parte della Commissione superiore indipendente per le elezioni (Isie). Notizie Geopolitiche lo ha intervistato per comprendere meglio la controversa vicenda.

– Avvocato Baatour, perché è stato escluso dalla Commissione elettorale?
“Le motivazioni dell’Istanza superiore per le elezioni non sono chiare. La decisione non è motivata ed attendo il risultato dell’appello che ho presentato al tribunale per comprendere le ragioni di questa esclusione”.

– Lei è omosessuale, ha ricevuto supporto dalle organizzazioni lgbt tunisine?
“Il sostegno maggiore l’ho ricevuto dall’associazione Shams, l’unica riconosciuta dallo Stato come associazione lgbt. Le altre organizzazioni che si presentano come tali non hanno né un loro statuto, né alcuna dichiarazione di esistenza che faccia riferimento alla causa gay e trans. Sono delle boutique dei diritti dell’uomo e non hanno nulla a che vedere con i problemi delle persone omosessuali”.

– Pensa che la ragione di questa esclusione sia la sua omosessualità, o comunque il fatto che abbia affrontato pubblicamente questa causa?
“Non lo so”.

– Quali erano i punti principali del suo programma politico?
“I punti principali del programma politico del mio partito erano il cambiamento della Costituzione attraverso il referendum per consentire al presidente della Repubblica di avere più potere in ambito economico, sociale, sanitario, educativo, culturale ed ecologico. Se io diventassi presidente della Tunisia, cambierei la Costituzione. In ambito economico la prima cosa che farei è di cambiare la moneta tunisina per obbligare il settore informale, quello che fa business in nero, ad iniettare il denaro nel sistema bancario, cosicché il denaro venga controllato fiscalmente e vada ad aumentare le entrate nelle casse dello Stato. Aumentando le entrate e i profitti, lo Stato sarà in grado di far fronte ai bisogni della popolazione più svantaggiata, delle famiglie, degli studenti e dei pensionati che percepiscono meno di 400 dinari al mese. Tutte queste categorie di persone potrebbero essere aiutate se le entrate per lo Stato salissero grazie al cambio della moneta”.

– È vero che ha anche chiesto la normalizzazione dei rapporti con Israele?
“Questa è una dichiarazione che è stata decontestualizzata. Ciò che ho detto è che sono a favore della normalizzazione dei rapporti con Israele, a patto che Israele riconosca uno Stato palestinese indipendente e sovrano dentro i confini stabiliti il 4 giugno 1967, vale a dire Gaza e Cisgiordania. È necessario che ci sia uno Stato palestinese, se Israele riconoscerà l’indipendenza dei palestinesi non ci sarà più alcun problema e la normalizzazione dei rapporti sarà possibile”.

– Il portavoce dell’associazione Shams, Nidhal Belarbi, è stato picchiato a Parigi. Ci può dire cosa è successo?
“Belarbi è un rifugiato politico da un anno, è portavoce dell’associazione Shams a Parigi. È fuggito dalla Tunisia a causa della sua omosessualità. In Tunisia era stato già condannato a 3 mesi di prigione per omosessualità. Bilal è un arbitro di calcio di serie A, conosciuto dal pubblico: un cittadino tunisino lo ha riconosciuto a Parigi e lo ha aggredito, picchiato, pronunciando frasi omofobiche. Si tratta di un’aggressione omofobica che Shams condanna”.

– Più in generale, qual è la situazione delle persone omosessuali in Tunisia?
La situazione delle persone omosessuali in Tunisia è davvero catastrofica. Il numero di arresti è enorme. Solamente l’anno scorso ci sono stati più di 127 arresti e condanne dei tribunali. Assistiamo alla persecuzione da parte delle famiglie che marginalizzano i loro figli quando scoprono che sono omosessuali. Questi giovani si trovano in mezzo alla strada senza risorse, denaro e senza lavoro. Non hanno di che vivere. Un altro grande problema per gli omosessuali è che non hanno accesso alla giustizia, perché quando vengono aggrediti o rapinati, o insultati sui social network per aver fatto comung out e si rivolgono alla polizia, quando gli agenti vengono a conoscenza della loro omosessualità li perseguitano. È per questo che gli omosessuali non possono rivolgersi alla pubblica sicurezza in caso di aggressione”.

– Il presidente Beji Caid Essebsi era considerato il garante del processo democratico in Tunisia. Cosa si aspetta ora?
“Spero che il nuovo presidente rispetti la Costituzione e che sarà garante della democrazia anche lui. Vogliamo che il processo democratico continui e che il prossimo presidente pensi ai problemi delle minoranze, facendo seguito alla promessa di Essebsi di applicare la parità di diritto in caso di eredità tra uomo e donna. Auspichiamo che il nuovo presidente presti attenzione ai diritti delle minoranze compresi quelli della comunità lgbt, perseguitata e maltrattata, contro la quale esiste una politica omofobica da parte dello Stato, caratterizzata da persecuzioni ed arresti”.

– Qual è il suo messaggio oggi?
“Vorrei chiedere a coloro che sostengono che l’omosessualità sia una malattia, se mettete in prigione i vostri malati di diabete, ipertensione o affetti da problemi cardiaci? No, non li mettete in prigione. Voi li curate. Se l’omosessualità è una malattia, allora vi invito a presentare una cura per questa patologia, così sarete insigniti del premio Nobel per la medicina”.