TUNISIA. Partito islamico Ennahda riconosce sconfitta

Agi –

gannouchi rasedIl partito islamico moderato Ennahda ha riconosciuto la sua “sconfitta” alle legislative del 26 ottobre che, in base ai risultati preliminari, vedono al primo posto il partito laico Nidaa Toune’s. Con una telefonata – scrive l’agenzia Misna – Rached Ghannouchi si è complimentato con Beji Caid Essebsi per la vittoria della sua formazione politica nata nel 2012. In un intervento all’emittente radiofonica Mosaique Fm, Ziad al Udhari, portavoce di Ennahda, ha lanciato un appello al vincitore dello scrutinio per la “formazione di un governo di unità nazionale chiamato a far fronte alle grandi aspettative della popolazione”. Sulla propria pagina Facebook la direzione di Nidaa Toune’s ha commentato in questi termini l’esito del voto: “Abbiamo vinto, evviva la Tunisia!”.
Con un comunicato pubblicato ieri sera sul sito dell’agenzia di stampa ufficiale Tap, l’Istanza superiore incaricata dell’organizzazione delle elezioni (Isie) ha annunciato di aver conteggiato il 52,96% delle schede e che lo spoglio procederà per i prossimi giorni. In teoria i risultati completi e provvisori dovrebbero essere diffusi entro giovedì; per ora, ha precisato l’Isie, quelli rilanciati da media ed altre fonti sono soltanto “risultati parziali”. In base ai dati già forniti dalla rete di osservatori elettorali Mourakiboune, il partito laico otterrebbe il 38,24% dei consensi, Ennahda sarebbe in seconda posizione con il 31,33% delle preferenze e il Fronte popolare (sinistra) al terzo con il 5,4%. L’affluenza alle urne si attesta attorno al 60%. I 217 seggi del parlamento (Assemblea nazionale) vengono assegnati sulla base di un sistema proporzionale: il partito che avrà più deputati proporrà il nome del futuro primo ministro. In assenza di un vincitore con la maggioranza assoluta, Nidaa Toune’s sarà chiamato a formare una coalizione di governo, che potrebbe essere aperta anche a Ennahda. Sulle future trattative politiche, Beji Caid Essebsi ha sottolineato che “è ancora presto per pronunciarsi. Lo faremo dopo il secondo voto (le presidenziali del 23 novembre), solo allora sapremo in quale direzione andare. Sta di fatto che abbiamo sempre detto che non governeremo da soli ma ricercando il consenso con altre sensibilità politiche”.
In attesa dei risultati definitivi delle legislative, dai paesi vicini e dalla comunità internazionale è già arrivato un “plauso” unanime per un voto che segna la fine della transizione politica, dopo la rivoluzione dei Gelsomini e la caduta del regime di Zine el Abidine Ben Ali nel 2011.
L’Algeria si è complimentata per lo svolgimento “corretto, sereno e pacifico” dello scrutinio, ribadendo il proprio “sostegno alla Tunisia, nazione sorella, impegnata in un processo di consolidamento delle istituzioni democratiche, sulla via della stabilità e della prosperità”. Ban Ki-moon ha evidenziato il “successo di elezioni che segnano una tappa cruciale per il futuro della Tunisia e suscitano molte speranze”, aggiungendo che “il prossimo governo dovrà rispondere ad innumerevoli sfide”. Per la Francia “i tunisini hanno dato la prova che la democrazia è possibile sotto tutte le latitudini e culture”, ha detto il ministro degli Esteri Laurent Fabius, parlando di “svolta storica a 4 anni dalla primavera araba”. Al di là della formazione di una coalizione di governo, la prossima posta in gioco riguarda le presidenziali del 23 novembre. Ennahda non ha presentato alcun candidato ma sosterrà una “personalità consensuale”, il cui nome non e’ stato ancora reso noto. In tutto saranno 27 i candidati in lizza, tra i quali spiccano i nomi del capo di stato uscente Moncef Marzouki, l’ex primo ministro nonché leader di Nidaa Toune’s Beji Caid Essebsi e il presidente dell’Assemblea nazionale costituente (Anc) Mustapha Ben Jaafar. Nella corsa alla più alta carica dello Stato una sola donna, il magistrato Kalthoum Kannou, e alcuni ex ministri dell’era Ben Ali, tra cui Kamel Morjane e Mondher Zenaidi.