Turchia. Del Grande: la Farnesina invia una delegazione del consolato

di Guido Keller –

La Farnesina ha inviato una delegazione del consolato italiano di Smirne al centro di detenzione amministrativa di Mugla, sulla costa egea meridionale della Turchia, per incontrare il giornalista e documentarista Gabriele Del Grande, lì rinchiuso in isolamento da 10 giorni in quanto individuato nella provincia di Hatay, vicino al confine con la Siria, sprovvisto delle necessarie autorizzazioni.
Gli inquirenti vogliono vederci chiaro nel lavoro che Del Grande stava portando avanti e per il quale si stava documentando, ma l’area, come tutto il confine con la Siria, è sottoposta a controlli rigidissimi introdotti già nel 2014 a seguito dell’attentato di Suruc ad opera dell’Isis e ancor più dopo il tentato golpe del 15 luglio scorso, dopo che per la stessa frontiera sono transitate per anni decine di migliaia di foreign fighters: ai giornalisti servono autorizzazioni speciali per operare nelle regioni di confine.
Del Grande, 35enne toscano, era giunto in Turchia qualche giorno fa per realizzare alcune interviste per il suo nuovo libro con oggetto le crisi migratorie, e nella regione in cui era stato fermato vi sono numerosi profughi siriani.
Al momento il giornalista italiano è riuscito a fare solo due brevi telefonate, ma finalmente ha potuto incontrare un legale: il quadro della mancanza di diritti e di un arresto senza spiegazioni ha spinto Del Grande a rispondere con uno sciopero della fame.
La Farnesina è in continuo contatto con le autorità locali e con l’ambasciatore Luigi Mattiolo, e in una nota si legge che è stato chiesto che del grande “sia rimesso in libertà, nel pieno rispetto della legge”. “Il ministro Alfano – continua la nota – ha disposto l’invio a Mugla, dove Del Grande è detenuto, del console d’Italia a Smirne per rendere visita al connazionale” mentre “l’ambasciatore d’Italia ad Ankara ha trasmesso alle autorità turche la richiesta di visita consolare, come previsto dalla Convenzione di Vienna del 1963”.
Alfano ha fatto inoltre sapere che “Ho in fase di lavorazione un contatto mio personale e diretto con il Governo turco, per fargli capire chiaramente qual è il livello di attenzione del nostro Paese su questa vicenda”.
E’ ancora in carcere, dal 27 gennaio, anche il giornalista turco-tedesco Deniz Yucel in quanto accusato di “incitare alla violenza” fare “propaganda a sostegno di organizzazione terrorista”, caso oggi al centro delle tensioni tra la Turchia e la Germania.