TURCHIA. Erdogan in difficoltà tenta rilancio a congresso Akp

TMNews, 28 set 12 –

Doveva essere il congresso del trionfo, come leader indiscusso del partito e della Turchia, il congresso che l’avrebbe proiettato a diventare nel 2014 il primo capo dello Stato turco eletto direttamente dal popolo. Invece il congresso straordinario di domenica prossima del partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp) arriva per il premier Recep Tayyip Erdogan in un momento stranamente delicato. Dopo dieci anni di vittorie elettorali sempre più nette, in cui il suo esecutivo islamico conservatore ha cambiato profondamente il Paese, il premier sarà eletto a capo del partito per l’ultima volta, dato che in base allo statuto del partito non può ricandidarsi per un quarto mandato parlamentarec, e si prepara quindi a mettersi in corsa per la presidenza del Repubblica. Eppure un sondaggio pubblicato di recente dall’autorevole gruppo MetroPoll lancia un segnale tutt’altro che rassicurante per le ambizioni presidenziali di Erdogan: il 51% dei turchi preferirebbe vedere rinnovato il mandato dell’attuale capo dello Stato Abdullah Gul, solo il 21% vedrebbe bene il premier nelle vesti di presidente. Erdogan paga così le conseguenze della gestione della crisi siriana, che fino a questo momento ha portato solo all’emergenza profughi e all’inasprirsi del conflitto con i ribelli curdi nel sud est della Turchia, mai così sanguinoso negli ultimi dieci anni. Secondo MetroPoll infatti il 56% dei turchi disapprova la politica del governo in Siria. Ma c’è di più: dopo anni e anni di crescita spumeggiante, spesso alimentata da politiche fiscali smaccatamente espansive, che ha accompagnato tutta l’era Erdogan, l’economia turca cresce di un modesto tre per cento, un ritmo insufficiente a creare nuova occupazione e alimentare il consenso verso il governo.
E il rallentamento ha fatto emergere inedite fratture nell’esecutivo e nel partito, come quella tra il potente vicepremier Ali Babacan, vicino al presidente Gul, e il ministro dell’Economia Zafer Caglayan, che secondo gli osservatori esprime la visione del premier. Se quest’ultimo ha invitato a gran voce la Banca centrale ad alimentare la crescita tagliando profondamente i tassi, il primo ha subito messo in guardia contro stimoli artificiali in una situazione di grande incertezza. In questa situazione, in cui i quotidiani parlano apertamente dell’erosione della sua base di consenso, finora attorno al 50%, il partito si prepara a tre anni elettorali. Il 2013 con le amministrative, il 2014 con le prime presidenziali della storia turca e il 2015 con le politiche, le prime senza Erdogan in 12 anni. Lo stesso premier ha promesso che dal palco del congresso lancerà “un messaggio di unità” per tutti i segmenti della società turca, anche se i contenuti del nuovo ‘manifesto’ dell’Akp per ora non sono trapelati. I commentatori sostengono che Erdogan punterà molto sulla carta della pacificazione con i curdi. La soluzione dei contrasti con la minoranza è vitale per Erdogan per recuperare credibilità e per giustificare l’assenza di progressi fino questo momento sulla nuova costituzione, promessa nella campagna elettorale del 2011 e ancora in fase embrionale. Non a caso in una recentissima intervista tv il premier Erdogan ha aperto al dialogo con i ribelli curdi, a patto che depongano la armi.
Nuovo manifesto, nuovo inno e nuovi ingressi nel partito Istanbul, 28 set. (TMNews) – Oltre a un nuovo manifesto e a un nuovo inno c’è poi una serie di nuovi ingressi nell’Akp, come quello dell’ex giudice costituzionale Osman Can, che nel 2008 espresse parere contrario alla chiusura del partito, e dei centristi Numan Kurtulmus e Suleyman Soylu, finora rappresentanti dei partiti minori. Questi dovrebbero sostituire la vecchia guardia dell’Akp, destinata a uscire di scena. In base al regolamento del partito 70 deputati tra cui 17 fra ministri e sottosegretari hanno esaurito le loro chances politiche. Alcuni verranno candidati alle elezioni amministrative del 2013, ma per gli altri potrebbe essere l’oblio. E gira voce che questi siano pronti a fondare un nuovo partito, chiedendo al presidente Gul di unirsi a loro, richiesta che per il momento, scrive Zaman, sarebbe rimasta inascoltata.