Venezuela. Condanna unanime per l’espulsione dei colombiani. Caracas replica, ‘l’Ue guardi la sua crisi dei migranti’

di Enrico Oliari

Venezuela crisi colombiani grandeC’è attesa per il vertice europeo del 14 settembre sull’emergenza migranti, una crisi che ha messo in luce la fragilità dei trattati e dei rapporti interni dell’Unione Europea, dove, a quanto pare, ognuno sta facendo un po’ come gli pare.
Mentre l’opinione pubblica e dei media è puntata su quanto sta accadendo nel Mediterraneo e lungo le vie dei Balcani, dall’altra parte del mondo, al confine fra il Venezuela e la Colombia, è in corso una crisi che non è solo diplomatica.
Ma andiamo con ordine.
Nei giorni scorsi il governo di Caracas ha deciso di mettere un po’ di ordine al confine fra i due paesi, costringendo un migliaio di colombiani residenti appena dopo la frontiera a rientrare in madre patria. Di fatto la zona del confine è in mano a contrabbandieri, narcotrafficanti, bande armate e criminalità organizzata, per cui le autorità venezuelane hanno deciso di chiudere alcuni tratti di frontiera.
Una nota del governo di Caracas ha specificato che “La chiusura dei tratti di frontiera decretata da Maduro è non solo cosa buona e giusta, ma addirittura indispensabile per proteggere Paese e popolazione dalla minaccia di contrabbandieri e gruppi paramilitari che fanno il bello e il cattivo tempo al confine con la Colombia”.
Il rientro coatto dei colombiani di oltreconfine viene presentato a seconda delle parti come una necessità voluta per riportare la legalità, oppure come un atto di violenza nei confronti di una popolazione inerme, in palese violazione dei diritti umani.
Richiamati i reciproci ambasciatori, i primi a farsi sentire sono stati ovviamente i colombiani, con la stampa che ha accusato i militari venezuelani di aver distrutto le case dei residenti e di aver esercitato la forza per allontanare chi vi abitava (per Caracas si sarebbe trattato di una decina di case di contrabbandieri) e con il ministro degli Esteri Maria Angela Holguin che ha chiesto che “Una commissione dell’Unasur vada a vedere quello che sta succedendo, ma noi vogliamo che lo faccia subito, e non che si aspettino altri dieci giorni, mentre continua a crescere l’ondata di colombiani che scappano impauriti”. Holguin ha spiegato che il suo governo “non si è mai opposto alla deportazione di persone che si trovano in situazione irregolare, ma il modo in cui vengono trattati è qualcosa che la Colombia non può tollerare né ammettere”.
Dal momento che l’Unasur, che ha sede a Quito, ancora non ha dato (opportunamente) risposta, e soprattutto che l’Osa, l’Organizzazione degli Stati Americani, ha respinto la richiesta di Bogotà di un vertice sulla crisi venezuelo-colombiana, il ministro degli Esteri Holguin ha fatto sapere l’intenzione di rivolgersi alle Nazioni Unite: “Stiamo valutando se la questione possa essere discussa dal Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu. Io personalmente credo che si debba farlo, anche se nel frattempo ci fosse un incontro bilaterale: si tratta di un’emergenza umanitaria che non può essere lasciata a margine”.
Quanto sta accadendo alla frontiera nella regione del Tachira sta rappresentando per gli oppositori interni ed esterni del presidente Nicolas Maduro un’occasione per farsi sentire e, siccome sparare contro il Venezuela è come sparare contro la Croce Rossa, in queste ore ci si stanno mettendo un po’ tutti, dall’Unione Europea agli Usa, dalle organizzazioni umanitarie alla Chiesa Cattolica.
L’agenzia Fides ha riportato la nota della Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale del Venezuela, dove i vescovi chiedono “che venga ripristinata la normalità al più presto possibile, perché sono molte le difficoltà e le ansie che sperimentano quanti vivono su entrambi i lati del confine, e non solo loro, ma tutta la popolazione dei due paesi, che segue con stupore lo sviluppo degli eventi, che degradano la condizione di esseri civilizzati e fratelli”. La nota continua spiegando che la Commissione Giustizia e Pace, presieduta dal vescovo Roberto Lückert León, “è profondamente preoccupata per varie denunce di gravi violazioni dei diritti umani” e riporta l’appello dei vescovi venezuelani alle autorità venezuelane perché garantiscano “un giusto processo e l’integrità fisica delle persone, con particolare attenzione per il diritto alla vita” secondo quanto stabilito dalla Costituzione e dalle leggi.
Il portavoce del dipartimento di Stato Usa John Kirby ha sottolineato che l’espulsione degli illegali deve essere fatta secondo il diritto internazionale e nel pieno rispetto dei diritti umani.
Da Bruxerlles è arrivato un invito, che suona come un monito, “ad evitare un’escalation. L’Unione Europea considera che la chiusura della frontiera e l’espulsione forzata delle persone rappresenti un pericolo per la stabilità delle zone limitrofe al confine colombo-venezuelano”, per cui è necessario “trovare soluzione accettabili da entrambe le parti, nel pieno rispetto dei diritti umani e per garantire il benessere della popolazione locale”.
La confusione tuttavia regna sovrana: il migliaio di colombiani residenti oltreconfine, quindi in territorio venezuelano, sono poveri cittadini inermi strappati dalle loro case o sono singoli o famiglie che partecipano al contrabbando, al narcotraffico, alle bande armate e alla criminalità organizzata?
Con una nota il governo di Caracas fa sapere che “La Repubblica Boivariana del Venezuela respinge il comunicato, immorale e ipocrita, pubblicato dai burocrati radicati nell’Unione Europea in cui vengono avanzate, senza alcun fondamento o prove, gravi accuse contro il nostro paese, in riferimento alla sovrana decisione di attuare delle misure per combattere il paramilitarismo, il narcotraffico e i sistematici attacchi all’economia venezuelana, che hanno origine nella Repubblica di Colombia.
Le affermazioni di tali burocrati, privi di morale e autorità per intromettersi in affari bilaterali che non gli competono, nascondono una doppia faccia, poiché provengono da coloro che hanno provocato colossali tragedie umanitarie nel Mediterraneo, prodotto dell’intervento bellico e della violenza terrorista nei paesi del Medio Oriente, in Asia e in Africa.
Anziché provare a governare il mondo e dare istruzioni a nazioni sovrane, vogliamo invitarli ad affrontare la più grave crisi umanitaria prodotta dei nostri tempi, in paesi in cui stanno morendo migliaia di cittadini sotto lo sguardo complice di quegli stessi burocratici che diffondono comunicati insolenti e ingerentisti.
Il Venezuela è vittima dell’aggressione di mafie narcotrafficanti, dell’azione di gruppi paramilitari e di una sistematica guerra economica generata in territorio colombiano, situazioni, queste, che hanno portato il nostro paese a prendere decisioni legittime, sovrane e legali che devono essere rispettate.
Il nostro paese ha sofferto per decenni l’esodo umanitario più grande mai conosciuto nella storia: con soli 27 milioni di abitanti abbiamo accolto in maniera solidale e cautelativa più di 5.600.000 fratelli colombiani.
La Repubblica Bolivariana del Venezuela proporrà al governo colombiano, in conformità con il Diritto Umanitario Internazionale, di assumersi la propria responsabilità davanti a questa ineludibile realtà”.