Ucraina. Cosa possiamo fare per fermare il conflitto?

di Ciro Maddaloni * –

Abbiamo da poco appreso dalle agenzie di stampa che l’esercito ucraino è riuscito a riconquistare l’Isola dei Serpenti, che era stata occupata dai russi all’inizio del conflitto. L’isola è strategica per gli ucraini per riprendere (in parte) il controllo del Mar Nero e per prevenire gli attacchi dei russi alla città di Odessa.
Siamo però sempre più in una situazione di stallo dove assistiamo, con il passare dei giorni e purtroppo ormai con il passare dei mesi, ad avanzate e successive riconquiste di porzioni importanti di territorio da parte di una o dell’altra fazione in conflitto. Mentre si continua a distruggere le città, ad aumentare il numero dei profughi ed il numero delle vittime soprattutto civili di questa assurda guerra.
Ormai è evidente a tutti che stiamo rischiando di assistere a un conflitto che può durare con intensità elevata ancora per molti mesi e perdurare “a bassa intensità“ per molti anni.
Cosa si può fare per sbloccare questa situazione?
Bisogna garantire alla Russia che le aree contese tra le popolazioni russofone e quelle ucraine del Donbas possano avere il diritto di esprimere la loro volontà di appartenenza alla Russia o all’Ucraina, attraverso un referendum organizzato dalla comunità internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e dei paesi BRICS, per dare la possibilità alle popolazioni che vivono in quei territori di decidere se vogliono stare con l’Ucraina o con la Russia.
Allo stesso tempo, la Russia deve accettare di porre fine alla guerra e di ritirare le sue forze di occupazione oltre i confini dell’Ucraina, ripristinando la situazione ante 24 febbraio. In cambio, l’Unione Europea dovrebbe offrire alla Russia l’immediata sospensione di tutte le sanzioni.
Se l’ONU e la tentennante Unione Europa riuscissero a intavolare questa trattativa con Putin e con Zelensky, dimostrando di avere visione, capacità di analisi e determinazione a risolvere questo assurdo conflitto, questa potrebbe essere la carta da giocare per uscire da questa situazione di impasse. E questo deve avvenire adesso perché in questo momento non ci sono ancora né vincitori né vinti, ma solo morti e distruzione da entrambi le parti ed una situazione sempre più incancrenita per la quale non si vede purtroppo una soluzione.
Non è utopia impegnarsi e lavorare per risolvere un conflitto voluto da una classe politica lontanissima dai bisogni reali della gente, chiedendo direttamente al Popolo di determinare quale deve essere il loro futuro.
La comunità internazionale può porre in essere tutti gli strumenti necessari per ascoltare il volere del Popolo invece di parlare e ascoltare solo la volontà di questo o di quell’altro leader come si è fatto finora.
L’Unione Europea e i BRICS siano pronti ad inviare, sotto l’egida dell’ONU, osservatori disarmati che garantiscano il rispetto del cessate il fuoco nelle zone di conflitto.
La comunità internazionale organizzi entro tre mesi un referendum per far votare tutti i cittadini che vivono su quei territori, inclusi coloro che sono stati evacuati e che saranno aiutati a rientrare per esprimere il loro voto.
La comunità internazionale si impegni sin da subito a sostenere la ricostruzione delle aree martoriate dal conflitto per agevolare il rientro delle popolazioni evacuate e la separazione delle due fazioni in conflitto.
Quando il referendum sarà completato, si deve garantire un sostegno economico a quei cittadini che decideranno di lasciare le aree contese per trasferirsi o in Russia o in Ucraina, a seconda dei risultati del referendum e del loro volere.
La comunità internazionale ha le capacità economiche per impegnarsi in questa iniziativa di pace; disponiamo delle conoscenze tecniche e delle risorse umane per organizzare in tutta sicurezza i referendum per dare voce al Popolo e per ascoltare e fare, finalmente, quello che vuole la gente, i cittadini comuni che hanno tutto il diritto di poter vivere in pace.
Pablo Neruda scriveva che «le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi per gli interessi di persone che si conoscono ma che non si uccidono».
Proviamo per una volta a cambiare questa realtà!

* Esperto internazionale di eGovernment.

Articolo in mediapartnership con il Giornale Diplomatico.