Ucraina. I partigiani russi e l’estremismo di destra

di Alessandro Pompei –

Negli ultimi giorni molti giornali hanno riportato gli attacchi nella cittadina russa di Sebekino, situata nell’Oblast di Belgorod a poco meno di sei chilometri dal confine ucraino. In relazione a questi eventi che hanno portato alla morte di diversi civili russi, alcuni giornali nazionali hanno definito i responsabili come “partigiani russi”. Ma chi sono realmente questi sedicenti partigiani russi e qual è la loro connessione con l’Ucraina?
Per comprendere appieno la situazione è importante analizzare i fondatori di questo movimento estremista, cioè Denis Kapustin e Alexander Sketchcov, e bisogna considerare il ruolo che l’Ucraina, in particolare la capitale Kiev, ha svolto per i movimenti di destra radicale e neonazista a livello globale dopo la rivolta dell’Euromaidan del 2014, in cui gruppi politici come Pravyj Sektor hanno giocato un ruolo chiave.
Alexander Sketchcov, di origine russa, è stato identificato come uno dei partigiani coinvolti nell’incursione a Belgorod. È stato arrestato in Ucraina nel 2020 con l’accusa di tradurre e diffondere il manifesto di Brenton Harrison Tarrant, l’autore del massacro avvenuto a Christchurch, in Nuova Zelanda, nel marzo 2019. Nel suo manifesto intitolato “La grande sostituzione”, Tarrant esprimeva idee di odio razziale e islamofobia, ed il suo testo è stato una fonte di ispirazione per gli estremisti neonazisti di mezzo mondo. È tra l’altro interessante notare che lo stesso Tarrant ha trascorso un breve periodo in Ucraina e aveva manifestato l’intenzione di trasferirsi definitivamente nel paese; durante il massacro di Christchurch, che costò la vita a 51 persone, Tarrant indossava un giubbotto antiproiettile con un sole nero (Sonnenrad), un simbolo nazista caro a Himmler tanto da spingerlo a far adornare con esso il pavimento della sala dei generali nel castello di Wewelsburg, simbolo che prima del conflitto ucraino-russo, ovvero in tempi “meno curiosi”, era presente nello stemma del Battaglione AZOV.
Denis Kapustin, noto anche come Nikitin, è un imprenditore russo e organizzatore di incontri “semi-clandestini” di arti marziali miste (MMA) frequentati dall’estrema destra europea. Kapustin è stato incaricato della registrazione dei video dell’incursione a Belgorod. È considerato persona non grata in diversi paesi a causa delle sue attività legate all’estremismo di destra. Inoltre Kapustin è un sostenitore del Russian Center, un’organizzazione che incarna la “diaspora nazista russa” a Kiev, che mira a rafforzare la rete internazionale di relazioni con obiettivi che vanno dall’Ungheria alla Polonia, dalla Repubblica Ceca alla Serbia. Il Russian Center promuove anche la creazione di gruppi internazionali di combattenti pronti a diffondere la loro ideologia ovunque sia possibile, compresa la Russia.
Un altro individuo coinvolto in questo contesto è Alexey Levkin, il frontman dei Molot, un gruppo musicale legato all’estrema destra e al movimento neo-nazista. Levkin è coinvolto nell’organizzazione delle Fuhrer Night, eventi che celebrano l’ideologia nazista e si svolgono a Kiev. È anche proprietario di Militan Zone, un negozio frequentato dai nazisti dove si possono acquistare amuleti celtici e oggetti vari legati all’estrema destra.
Questi individui e le organizzazioni a cui sono collegati sono solo alcuni esempi di come l’estremismo di destra si sia radicato in Ucraina dopo l’Euromaidan. Movimenti come Pravyj Sektor, l’Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN) e il Russian Center hanno svolto un ruolo significativo nella diffusione di ideologie estremiste e nell’organizzazione di eventi che promuovono l’ideologia nazista e suprematista bianca.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non è stato di destra, è un ucraino di origine ebraica, e durante la sua campagna elettorale ha cercato il dialogo, la conciliazione come via per la risoluzione dei problemi. Tuttavia, una volta eletto come molti politici che lo hanno preceduto, ha cercato di utilizzare l’estrema destra per i suoi scopi, per poi appurare l’impossibilità di liberarsi degli scomodi alleati.
Nel contesto attuale di guerra e necessità, Zelensky si è visto costretto ad avere a che fare con neonazisti in Ucraina.
Come fa notare il giornalista Giuliano Marrucci, per 20 anni storica colonna portante della trasmissione Report, il patto faustiano fatto dall’amministrazione Zelensky inizio già dal 2019, poco dopo il suo insediamento, quando concesse la cittadinanza a nove foregin fighters neonazisti impegnati nel massacro delle popolazioni civili del Donbass, tra loro un amico fraterno di Levkin e altro elemento del “Russian Center”, Nikita Makev, che subito dopo aver ricevuto la cittadinanza si ritrovò al centro delle cronache locali per avere assalito con un allegra brigata di amichetti l’auto dell’ex presidente Petro Porosenko con tanto di spray al peperoncino spruzzato contro le guardie del corpo.
Come ha affermato Giuliano Marrucci, la Kiev post-Euromaidan è diventata una sorta di mecca per i movimenti neonazisti di tutto il mondo, simile a ciò che Parigi rappresentava per gli artisti bohémien nel 1800.
Come ricorda il Financial Times, i partigiani per il loro blitz hanno usato mezzi e armi forniti all’Ucraina dagli USA, almeno due veicoli corazzati M1224 e diversi HUMVEE, come avrebbe riferito lo stesso quindi Nikitin.
Le ultime volte che l’occidente ha armato indiscriminatamente dei fanatici (Afghanistan, Siria, ecc.) non è andata proprio benissimo…

Per approfondire vedi:
– Bellingcat – The “Hardcore” Russian Neo-Nazi Group That Calls Ukraine Home, 4.9.2019;
– The New York Times – Russia-Ukraine War Anti-Kremlin Group Involved in Border Raid Is Led by a Neo-Naz, 26.5.2023;
– The Telegraph – The social media soldiers accused of invading Russia for ‘likes’, 24.5.2023;
Twitter Christopher Miller, inviato di guerra;