Ucraina. Solo un’Europa più “europea” e meno americana terrà lontano lo spettro della guerra

di Dario Rivolta * –

merkel con putin seriPresto sapremo se la crisi ucraina si sarà incamminata verso una soluzione positiva o se, al contrario, scenari pericolosissimi si apriranno per il nostro continente.
Apparentemente, le posizioni sono ancora lontane e sia gli Usa sia la maggior parte della stampa europea continuano a enfatizzare una presunta responsabilità di Mosca, e di Putin in particolare, per l’aggravamento della situazione sul campo. L’accusa principale è quella dell’aiuto, diretto o indiretto, che i russi sono supposti dare alle forze dell’est, incoraggiandole così a continuare la lotta. E’ strano come si dimentichi, volutamente, la vera ragione dell’inizio della crisi e si continui a parlarne come se si trattasse di un capriccio moscovita di fronte al quale il “mondo democratico” si batte per salvaguardare i diritti di un popolo che ha scelto “autonomamente” di unirsi alle “forze della libertà”. Ed è anche strano che non si parli più dei “consiglieri militari” americani inviati a Kiev già mesi orsono. Così come non ci si ricorda la composizione del Governo ucraino in carica, dove ben tre ministri in posizioni importanti sono un’americana, un georgiano e un lituano, “prestati” e fatti ucraini il giorno stesso del loro giuramento. Certo, è ovvio: le sole volontà democratiche sono sempre le nostre e, come succede in ogni guerra, il cattivo è sempre l’altro e “Dio è con noi”.
Se però riuscissimo a recuperare un poco di onestà intellettuale, dovremmo invece ricordare che tutto nasce da qualche irresponsabile politico europeo e americano che da anni persegue la politica di “contenere” la Russia volendola ridurre a uno staterello qualunque, circondato da un cordone Nato e, magari, anche un po’ instabile al suo interno. La cosa si era già resa evidente quando l’allora presidente americano, Bush figlio, cercò a tutti i costi di imporre l’ingresso di Ucraina e Georgia nella Nato e non ci riuscì solo per la ferma opposizione di Germania, Francia e Italia (quest’ultima con discrezione, come il solito). Già in altre occasioni abbiamo dimostrato come il maggior interesse europeo, economico, culturale e sociale sia di avere con Mosca le migliori relazioni possibili perché il vero pericolo per il nostro futuro benessere e per la nostra pace non viene da lì ma piuttosto da un po’ più lontano, dall’estremo est. Al di là però, della nostra convenienza strategica, è necessario ricordare a tutti che, per Mosca, capitale di un Paese senza confini naturali a ovest e a sud e proprio da quelle direzioni invasa più volte negli ultimi secoli, poter contare su uno Stato indipendente e non ostile sul proprio confine è considerata una condizione sine-qua-non e, pur di garantirsi quella soluzione è pronta a tanto. Molto di più di quanto i nostri pavidi politici europei sarebbero disponibili ad affrontare.
E’ ridicolo poi continuare a sostenere, come qualcuno fa, che Putin pensi di modificare i confini “sulla punta di un fucile puntato”. Con tutta onestà, ci sembra evidente che chi vuole modificare i confini e chi, per primo, ha usato il fucile (o la minaccia di farlo) per modificare precedenti frontiere siamo stati proprio noi occidentali, a Kiev e anche altrove in precedenza. Ricordate il Kosovo?
Ma restiamo in Ucraina. Chi sostiene che la Russia non abbia alcun diritto di immaginare questo paese come a uno stato cuscinetto si è mai chiesto come gli Usa considerino l’intero continente americano? E’ roba loro! Ed è perfino stato teorizzato ufficialmente. E’ la legge del più forte? D’accordo! Ma non è certo ne’ un diritto divino ne’ una libera scelta di tutti quegli abitanti. Immaginate cosa succederebbe se il Messico o il Canada, democraticamente (magari con l’aiuto di denaro e di qualche ong “indipendente”) votassero per un’alleanza strategica, economica e militare, con la Cina o con la stessa Russia? Washington sarebbe così democratica anche in quei casi? Che cosa successe a Cuba durante la presidenza Kennedy?
La cancelliera Merkel, a nome di tutti gli europei di buon senso, ha continuato a escludere a Washington l’appoggio dell’Europa alla possibile fornitura di armi e lo stesso Obama sembra più riflessivo di qualche altro membro del suo governo. Noi speriamo che le conseguenze pesanti ipotizzate da entrambi nel caso che l’incontro di Minsk non porti a una soluzione concordata siano solo pressioni psicologiche per trattare da posizioni più forti. Così come speriamo che siano isolati quei polacchi e quei baltici che continuano a soffiare sul fuoco perché non hanno ancora superato i loro traumi storici più o meno recenti.
Siamo profondamente convinti che Mosca non abbia alcuna intenzione di modificare in alcun modo i confini (fatta salva la Crimea, indiscutibilmente e definitivamente acquisita alla casa madre) o di mirare a un’improbabile ricostruzione di ciò che fu l’Urss. Siamo altresì convinti che sull’Ucraina, non solo Putin ma tutta la Russia non intenda cedere.
O la Nato si tiene fuori e l’Ucraina resta uno stato non-allineato o, contro la volontà dei più sia da una parte sia dall’altra, una guerra ben più pericolosa di quella già oggi combattuta potrà diventare il nostro malaugurato futuro.

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali