Ucraina. Trump, ‘telefono a Putin, dobbiamo incontrarci’

Con l'Ue in un angolo solo Trump può convincere Putin a trattare. In un rapporto alla pari.

di Enrico Oliari

La boria di Donald Trump si infrange contro gli scogli del Cremlino: se il presidente Usa la fa da padrone in buona parte del globo, Europa in primis, a Mosca la politica scorre tra la rassegnazione e la dignità. Rassegnazione, perché ormai i rapporti con l’Ue sono ai minimi termini, gli elementi di pressione sono esauriti e già sono in corso i progetti per girare a sud-est i gasdotti. Dignità, perché proprio grazie agli errori commessi dalle precedenti amministrazioni Usa il mondo non è più monopolare, e una Russia forte della sua storia, dei suoi armamenti, delle sue risorse e dell’immensità del suo territorio, non si sente un gradino sotto Washington.
Il mancato sblocco della crisi ucraina a Istanbul, dove ci si è limitati allo scambio di prigionieri e all’impegno a proseguire i negoziati, ha deluso un Trump che sta deludendo in patria, perché quella guerra che che in campagna elettorale si sarebbe dovuta chiudere in un giorno continua a mietere vittime e a minacciare la terza guerra mondiale. La stampa occidentale indica un Donald Trump che “sta perdendo la pazienza”, che vuole il cessate-il-fuoco immediato in Ucraina per “fermare il bagno di sangue”, e soprattutto che minaccia “sanzioni devastanti” alla Russia.
A Mosca non ci dorme nessuno.
Nella maxi-fuffa che i media occidentali, al soldo dei governi occidentali, continuano a somministrare ai cittadini c’è un Vladimir Putin sull’orlo della crisi di nervi e un paese in ginocchio, per cui passano in ultimo piano le notizie che danno una Russia ruggente in Africa, dove sta prendendo il posto delle ex potenze coloniali, o ancora alla guida di quei Brics che interessano ormai oltre la metà della popolazione mondiale e che non fanno sì dormire di notte, ma gli economisti Usa.
Trump lo sa: la guerra è stata fatta per allargare la Nato e piazzare basi al confine russo, tenere su l’economia con la vendita di armi (leggasi pure RearmEurope) e fare affari con la ricostruzione. E sa benissimo che l’impresa è stata per metà un fiasco, dal momento che le poche cose che hanno funzionato sono state vendere agli allocchi europei il gas a quattro volte il prezzo, e far liberare i magazzini europei delle armi vecchie e vetuste facendogliene acquistare di nuove. Ma sa anche che dal cul-de-sac in cui Ue e Usa si sono infilati, in qualche modo bisogna uscirne, a costo di regalare a Putin mezza Ucraina.
Da qui la necessità per The Donald di non mollare e di uscirne a testa alta, da leader mondiale indiscusso: “Ho un ottimo rapporto con Putin, dobbiamo incontrarci”, ha detto oggi, aggiungendo che “sono stanco di tutta questa faccenda”. Anche lui tuttavia, come i suoi inopportuni e fastidiosi alleati “Volenterosi”, ha difficoltà a muoversi, a essere ascoltato dalla controparte: passano i giorni, le settimane, i mesi, ma Putin è sempre in piedi, e l’Ucraina in ginocchio. E sa, a differenza degli europei, che per porre fine al bagno di sanguebisogna trattare, e che epr trattare bisogna concedere, magari territori, specialmente se si sta perdendo la guerra. “Proposte irricevibili”, ha affermato con sdegno il debolissimo presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Tuttavia Putin continua ad essere libero di accelerare e di frenare, di accettare o respingere la tregua di 30 giorni urlata da Zelensky… una situazione paradossale, perché sono stati proprio gli europei di Ursula von der Leyen a mettere il presidente russo nella situazione di fare ciò che gli pare: a forza di fango, sanzioni e minacce, non ha più nulla da perdere e molto da pretendere: la neutralità dell’Ucraina, il ritiro dei militari ucraini dalle quattro regioni conquistate e il riconoscimento internazionale della Crimea come territorio russo.
Messi, per loro stessa iniziativa, in un angolo l’Ue e i suoi “Volenterosi”, l’unico a potersi muovere resta quindi Donald Trump: “chiamerò al telefono Putin”, ha dichiarato oggi. La notizia è confermata da Mosca, dove sono in corso i preparativi.