Ucraina. Zelensky mette in guardia sulla centrale di Zaporizhzhia, ma l’attaccante sarebbe lui

I russi non disposti a rinnovare l’accordo sul grano: salgono i futures.

di Enrico Oliari

Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha bollato come “pure invenzioni” le notizie riportate dal Financial Times secondo cui il presidente cinese Xi Jinping avrebbe ammonito il collega russo Vladimir Putin dall’uso di armi nucleari nel conflitto ucraino. Secondo il quotidiano britannico, che sul conflitto ucraino non ha sempre dato prova di imparzialità, sarebbe stato lo stesso presidente cinese a manifestare la sua contrarietà a Putin in occasione dell’incontro di marzo, ma va detto che già in passato la Cina si era sempre opposta ad una tale eventualità.
Al di là della guerra di propaganda, l’impiego di bombe atomiche non rientra neppure nei piani russi, dal momento che a Mosca si è coscienti del fatto che ciò avvierebbe un’escalation fatale, e comunque la Russia ha a disposizione un ventaglio di armi convenzionali di maggiore potenza di quelle impiegate fino ad oggi nel teatro ucraino, senza necessariamente arrivare al nucleare.
Intanto procede con difficoltà la controffensiva ucraina nel Donbass, con l’artiglieria russa che ha colpito nelle ultime ore le forze ucraine a Bakhmut. Nell’area i russi si sarebbero ritirati dal villaggio di Klishchiivka, ma avrebbero respinto un importante attacco ucraino. Nella notte si sono registrate forti esplosioni a Donetsk e a Makiivka, nell’omonima regione, con i filo-russi che denunciano vittime fra i civili. A Makiivka sarebbe stato centrato un deposito di munizioni.
L’attenzione è tuttavia sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia: nel suo discorso alla nazione il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che “i leader del mondo devono far sapere alla Russia di essere pronti a rispondere nel caso in cui l’esercito russo attaccasse la centrale di Zaporizhzhia”, e che “la sicurezza di tutti dipende interamente dall’attenzione mondiale alle azioni degli occupanti della centrale”.
In realtà la centrale è in mano ai russi fin dall’inizio del conflitto e contesa con le forze ucraine in diverse occasioni, per cui ad attaccare dovrebbero essere semmai i militari di Zelensky, tant’è che il Cremlino ha messo in guardia del rischio di sabotaggio e di azioni offensive da parte degli ucraini. Zelensky ha insistito che i russi avrebbero minato il tetto della centrale, in particolare le immagini satellitari mostrerebbero presunto esplosivo sui tetti dei reattori 3 e 4, ma la cosa non ha trovato conferma neppure da parte degli alleati. Alla popolazione locale sono state ribadite le misure per proteggersi dalle radiazioni, in un momento di nervosismo che vedrebbe gli ucraini in procinto di attaccare l’impianto.
E mentre le armi degli Usa e dei suoi “vassalli”, come ha definito il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev gli occidentali, continuano a confluire copiose in Ucraina, da Mosca è stata fatta sapere l’intenzione di non rinnovare l’accordo per l’esportazione del grano in scadenza il 17 luglio, mediato dalla Turchia.
Alla borsa di Chicago i futures sul grano duro hanno subito un aumento del 3,1%, 1,6% il grano tenero.
Medvedev ha affermato che “se si smettesse di rifornire di armi l’Ucraina, l’operazione speciale finirebbe in pochi giorni”.