Ue, vertice dei Ventotto: Brexit e migranti fratturano l’Unione

di Guido Keller –

cameron-ng-grande-1Continua a Bruxelles il vertice dei 28 capi di Stato e di governo, in un clima a dir poco rovente. Sul tavolo due argomenti centrali che riguardano la tenuta stessa dell’Unione Europea, cioè la paventata “Brexit” e la ricollocazione dei migranti.
E c’è pure una querelle tra l’Italia e l’Ungheria, con la proposta del premier italiano Matteo Renzi di tagliare i finanziamenti ai paesi che non prenderanno parte alla ricollocazione dei rifugiati: “Inizia adesso la fase della programmazione dei fondi 2020. O siete solidali nel dare e nel prendere. Oppure smettiamo di essere solidali noi Paesi contributori. E poi vediamo”, ha minacciato Renzi, per cui il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs ha parlato di “ricatto politico” e ha affermato che in Europa non c’è lo spazio per costringere i paesi membri a farsi carico dei rifugiati.
Ma a porsi di traverso è tutto il blocco “Visegrad”, cioè oltre a Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia.
Sempre in materia di migranti un altro momento di frizione è stato quello fra il greco Dimitris Avramopoulos, commissario all’Immigrazione, e Vienna: Avramopoulos ha ammonito che quanto sta facendo l’Austria alle frontiere, cioè chiuderle e reintrodurre controlli e recinzioni, è “illegale”. Il cancelliere Werner Faymann gli ha risposto che “Politicamente rimaniamo sulla nostra posizione . Alle questioni legali saranno gli avvocati a dare risposte. È inconcepibile che l’Austria si faccia carico di tutti i richiedenti asilo diretti in Europa”.
E la cancelliera Angela Merkel, che puntava tutto sulla Turchia per uscire dalla difficoltà politica seguita alla decisione di aprire le porte ai migranti, non ha potuto contare sulla presenza a Bruxelles del collega turco Ahmet Davutoglu, il quale è rimasto bloccato ad Ankara a causa dell’attentato di due giorni fa.
Per Merkel rimane comunque prioritario riportare Schengen alla piena funzionalità e quindi “avere gli hotspot che funzionano, in Italia, ma soprattutto in Grecia, ed avere schemi di ridistribuzione”.
Sulla “Brexit” le cose non vanno meglio: il compromesso proposto da Cameron continua a prevedere garanzie vincolanti sul piano legale che i 19 membri dell’Eurozona non prendano decisioni che possano influire sull’economia del Regno Unito; limitazioni a quella che viene considerata un’eccessiva regolamentazione e burocrazia dell’Ue per lanciare la crescita; l’affrancamento da ogni ulteriore politica di integrazione e che vengano incrementati i poteri dei parlamenti nazionali in modo tale che vi sia la possibilità di bloccare le leggi europee; la riduzione dell’afflusso di migranti nel Regno Unito sospendendo il diritto alla libertà di circolazione per i cittadini dei nuovi Stati membri dell’Ue fino a quando le loro economie non si saranno allineate a quelle dei membri già esistenti.
Ad essere contro sono soprattutto i paesi del nord Europa, ed in caso di mancato accordo il premier David Cameron annuncerebbe la data del referendum, forse per la seconda metà fi Giugno. Renzi, uscendo dall’incontro alle 2.30 di notte, ha parlato di “Passi avanti timidi sui migranti e qualche passo indietro sulla Brexit”.
Unici ottimisti sono Donald Tusk e il premier spagnolo Mariano Rajoy, che si sono detti convinti di riuscire a trovare un accordo nella giornata di oggi.