USA. Aereo sul Sinai: trovato morto inviato russo negli Usa

di C. Alessandro Mauceri –

lesin mikhailLa vicenda dell’aereo russo abbattuto poco dopo essere decollato dall’Egitto si copre di giallo.
Il 31 ottobre il volo KGL9268, un Airbus 321 della compagnia russa Metrojet, è partito Sharm el-Sheikh, in Egitto, diretto in Russia. Qui non è mai arrivato. L’aereo è caduto e nell’incidente sono morte 224 persone, quasi tutte di nazionalità russa.
Da subito è stata avanzata l’ipotesi secondo la quale l’aereo sarebbe stato abbattuto da terroristi dello Stato Islamico (che ha rivendicato l’attacco). Ma con il passare delle ore sono state fatte diverse supposizioni sulle cause dell’incidente. Le due più accreditate sono quella avanzata da Stati Uniti e Regno Unito, che sostengono l’ipotesi della bomba a bordo, e quella della Russia che indica di un attacco esterno, anche se c’è chi ancora parla di guasto tecnico.
Il 5 novembre il presidente degli Stati Uniti Barak Obama ha dichiarato che la causa della distruzione del jet russo era da attribuire ad una bomba. Tesi confermata da David Cameron, il quale ha affermato che è “più probabile che improbabile che sia stata una bomba dei terroristi”. Di diverso avviso il presidente russo Putin. “La possibilità di una bomba a bordo dell’aereo ipotizzata da Barack Obama e dalla Gran Bretagna è solo una delle supposizioni” ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ribadendo che “si sta conducendo un’inchiesta durante la quale non si esclude a priori nessuna ipotesi. Non sappiamo che dati usino i nostri colleghi britannici. Non hanno condiviso con noi le loro informazioni”. La tesi di Putin è sostenuta anche dal presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi che ha classificato la rivendicazione dell’abbattimento da parte dell’Isis come mera “propaganda”.
La vicenda ha assunto toni oscuri dopo l’arresto di due individui che saprebbero di più sul presunto attentato e che hanno dichiarato di lavorare per le Nazioni Unite (fatto smentito ufficialmente dal Palazzo di vetro) e titolari, secondo il Foreign Intelligence Service (SVR), di passaporti americani. Per questo sarebbe stato inviato negli Usa Mikhail Lesin, uno dei fedelissimi del presidente russo Vladimir Putin. L’uomo è stato capo degli affari dei media per il governo russo tra il 1999 e il 2004 e consigliere presidenziale tra il 2004 e il 2009, nonché capo della divisione media per la società del gas russo Gazprom. Secondo alcune fonti la sua missione negli Usa avrebbe dovuto contribuire a fare chiarezza sulla vicenda dell’aereo abbattuto.
Giovedì il US Bureau of Diplomatic Security (BDS) ha comunicato all’ambasciata russa a Washington DC che un connazionale russo sotto la loro protezione è stato trovato morto nella sua stanza d’albergo.
Secondo quanto riportato da Sputnik News, un portavoce dell’ambasciata russa degli Stati Uniti ha dichiarato che: “I nostri agenti consolari hanno avuto l’opportunità di confermare che il connazionale russo scomparso a Washington DC è senz’altro Mikhail Lesin”. Le autorità americane hanno dichiarato che la causa del decesso sarebbe un attacco cardiaco, ma un portavoce dell’MPD il Dipartimento di Polizia Metropolitana ha dichiarato a ABC News che è in corso “un’indagine sulla morte”. Altre fonti riportate da Russia Today riferiscono che la polizia non ha trovato alcun segno di reato in relazione alla morte.
Una tesi alla quale non crede l’ex vicepremier russo Alfred Koch, il quale ha sollevato numerosi dubbi in proposito. Nell’ultimo dispaccio inviato da Mosca prima della sua morte, Lesin avrebbe definito l’incontro con i funzionari americani per trattare delle “circostanze e dei fatti” che riguardano l’abbattimento del volo, “argomento controverso”.

Nella foto: Mikhail Lesin.