USA. Il maccartismo del Terzo millennio? E’ un network, che si chiama ‘islamofobia’.

di Saber Yakoubi –

Dai tardi Anni Quaranta alla metà degli Anni Cinquanta esisteva negli Stati Uniti un fenomeno che, se non fosse stato per la capacità di radicarsi pericolosamente nella politica e nell’amministrazione della Cosa pubblica, sarebbe stato un curioso caso di isteria di massa adatto a qualche psicanalista freudiano: si tratta del ‘maccartismo’, ovvero di quella paura smisurata e ben architettata del comunismo per cui vennero spesi consistenti capitali economici e si arrivò ad una cultura di sospetti e di terrore ideologico che sfociò in indagini e persino in processi eclatanti, con il senno di poi decisamente sovrastimati.
Erano gli anni della Guerra Fredda ed il sentimento popolare andava artificiosamente indirizzato verso un nemico sconosciuto, lontano: un’unità delle coscienze e delle scienze che solo la paura, è in grado di garantire in un popolo variopinto, diversificato e privo di una propria storia com’è quello americano.
La storia, com’è di prassi, si ripete e negli Usa del terzo millennio sta prendendo piede una nuova forma di terrorismo culturale, anche in questo caso ben congegnato e sostenuto da politica e da capitali: l’islamofobia.
Vi è infatti un piccolo gruppo di pseudo-esperti che, attraverso diversi canali, stanno tentando di convincere gli americani dell’esistenza di una pericolosa comunità islamica ben insediata negli Stati Uniti: tale team conta cinque individui con un ruolo centrale nella vita pubblica e sociale del Paese  e sono Frank Gatly, Robert Spencer, Daniel Pipes, Steve Amerson e Davide Rocho.
Lo spauracchio che questi nuovi Savonarola in salsa yankee agitano è quello dell’esistenza di persone, di religione islamica, che, a loro dire, vorrebbero introdurre la Sharia nella terra di Abramo Lincoln ovvero dell’esistenza di moschee dove verrebbero propagati valori contrapposti a quelli degli americani.
Il gruppo è finanziato da un nocciolo duro di ben otto fondazioni che nell’ultimo decennio sono state in grado di raccogliere e di sborsare per la causa ben oltre 40 milioni di dollari e di dar vita ad un network vero e proprio intitolato all’islamofobia.
Faiz Shakir, studioso del C.F.P.A (Center For American Progress), ha dichiarato che per comprendere l’influenza di questo network sull’opinione pubblica, è sufficiente prendere in considerazione la controversia sul Parc Fifty Fun, la cosiddetta Moschea Ground Zero, appositamente sollevata dai cinque e confezionata per un’opinione pubblica impaurita e desiderosa di vendetta per gli attacchi dell’11 settembre.
Act! for America, gruppo a cui risponde Brigitte Gabriel e che conta oltre 160 mila membri, ha insistito nel dichiarare attraverso i media ed ogni altro mezzo di comunicazione che la moschea Ground Zero costituiva una minaccia alla libertà dell’America.
Pamela Gheller e Robert Spencer, del gruppo Stop Islamization Of America, hanno contestualmente condotto crociata per convincere gli americani della minaccia che avrebbe rappresentato la stessa moschea da loro battezzata “Moschea della Vittoria”, mentre David Horowitz e la sua organizzazione, News, spacciavano attraverso i numerosi blog innumerevoli teorie di cospirazioni e, anche manifestando, hanno portato le radio e le televisioni a dar loro ampio spazio.
Micheal Savage e Ruch Limbaugh hanno reclamizzato ogni giorno sulla Fox le varie iniziative islamofobiche fino ad arrivare sulla stampa cartacea ed a interessare Newt Gingrich (Newton Leroy “Newt” Gingrich, ndr.), potenziale candidato dei repubblicani per la Casa Bianca, noto per ritenere il popolo palestinese semplicemente inesistente.
Faiz Shakir ha in più occasioni invitato gli americani a tenersi lontani dai network islamofobici ed ha stigmatizzato una stampa eccessivamente disposta a concedere spazi a tale fenomeno.
L’intento del network islamofibico, neppure troppo celato, è evidentemente quello di portare divisione e quindi tensione nell’opinione pubblica americana, dove, a farne le spese, sarebbe una piccola comunità islamico-americana che intende esistere in modo dignitoso e pacifico come avviene per la moltitudine di gruppi e sottogruppi che rappresentano il tessuto connettivo del popolo americano stesso.
Il network vorrebbe far passare il messaggio che gli islamici non sarebbero degni di essere cittadini americani perché pericolosi, ma è un dato di fatto che essi potrebbero rappresentare un mezzo efficace all’estremismo violento.
Di certo la prima a farne le spese è la stessa Carta costituzionale degli Stati Uniti, poiché vviene a cadere la tanto sbandierata libertà di culto.

Sono oltre 40 milioni di dollari regalati allo scopo di alimentare paura endo-americana dell’Islam:

Donors Capital Fund, § 21,318,600
Richard Mellon Scaife Foundation, § 7,875,000
Lynde and Harry Bradley Foundation, § 5,370,000
Newton D. and Rochelle Becker Foundation and Charitable Trust Foundation, 1,136.000
Russel Berie Foudations, § 3,109,016
Anchorage Charitable Fund & William Rosenwold Family, § 2,818,229
Found Fairbrook Fondation, § 1,494,450