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Anche Parigi, dopo quella statunitense chiusa al pubblico lo scorso 8 maggio, ha disposto la momentanea chiusura della propria rappresentanza diplomatica nello Yemen: sono infatti sempre più insistenti le voci di possibili azioni contro i diplomatici dei paesi occidentali, da quando ha avuto inizio la vasta operazione delle Forze yemenite di contrasto ai molti gruppi di al-Qaeda.
Nei giorni scorsi a Sanaa è rimasto ucciso in un conflitto a fuoco uno dei capi del gruppo terroristico, Shaif Mohamed Said al-Shabwani, considerato responsabile di diversi attentati e di innumerevoli sequestri di persona.
Il 5 maggio una guardia francese dell’ambasciata di Parigi è stata uccisa e un’altra è rimasta ferita da colpi d’arma da fuoco sparati da uomini che hanno preso di mira la loro auto nel sud di Sanaa; il 18 gennaio è morto in un attentato un funzionario dell’ambasciata iraniana, Abolkasem Asadi, in ottobre vi è stata un’esplosione vicino all’ambasciata Usa e nello stesso mese si è avuto il tentativo di sequestro dell’ambasciatore tedesco, Carola Müller-Holtkemper. Nel settembre 2012 dimostranti avevano preso d’assalto la rappresentanza americana, a seguito dell’uscita del film “The innocence of Muslims”.
