Yemen. In corso i colloqui degli houthi con i sauditi, ma restano i dubbi

di Shorsh Surme

Delegazioni saudite e houthi stanno tenendo colloqui di pace a Sanaa, la capitale dello Yemen sotto controllo dei ribelli sciiti. I temi principali sul tavolo dei negoziati sono una tregua di sei mesi tra le due parti in conflitto, cioè il governo riconosciuto internazionalmente e sostenuto dai sauditi, e gli houthi allineati all’Iran; vi sono inoltre la riapertura dell’aeroporto di Sanaa e del porto sul Mar Rosso di Hodeida, anche questi controllati dagli houthi, la revoca del blocco della città di Taiz, controllata dal governo, la ripresa delle esportazioni di petrolio dai giacimenti governativi attraverso i gateway degli houthi e il consolidamento dell’economia dello Yemen.
Nonostante la speranza della comunità internazionale, vi sono tuttavia dubbi che la pace possa essere imminente.
Uno dei motivi è che il Consiglio presidenziale dello Yemen, l’organo esecutivo del governo riconosciuto a livello internazionale, non è stato incluso nei negoziati, né altri partiti yemeniti, come i separatisti del Consiglio di transizione meridionale.
Le due principali fazioni politiche dello Yemen, gli houthi e il governo, sono in guerra dal 2014, quando i ribelli sostenuti dall’Iran hanno conquistato Sanaa e spodestato il governo. Nel 2015 la situazione si è aggravata quando una coalizione a guida saudita di nove Paesi del mondo arabo è intervenuta nel tentativo di ripristinare il governo riconosciuto nella città di Aden, sulla costa del Mar Rosso.
Il brutale conflitto, ampiamente visto come una guerra per procura tra Arabia Saudita e Iran, ha causato quasi mezzo milione di morti e ha provocato lo sfollamento interno di migliaia di persone. Secondo le Nazioni Unite almeno un terzo della popolazione di 31 milioni di persone dipende completamente dagli aiuti internazionali. La situazione nel Paese dilaniato dalla guerra è ampiamente considerata una delle peggiori crisi umanitarie del mondo.
Gli houthi potrebbero rappresentare il prossimo sforzo dell’Arabia Saudita per ricucire i rapporti con i nemici regionali, dopo aver accettato di ristabilire le relazioni diplomatiche con l’arcinemico Iran a marzo, dopo sette anni di rapporti congelati. E non è un segreto che l’Arabia Saudita sia fortemente interessata a uscire dalla costosa guerra per procura in Yemen.
Va tuttavia notato che nello Yemen vi sono altre parti in conflitto, come le realtà del sud, ma l’Arabia Saudita ha acconsentito a che siano solo gli houthi gli interlocutori: difficilmente le altre realtà accetteranno di vivere sotto il governo degli houthi e, indirettamente, dell’Iran, per cui il conflitto potrebbe perdurare e comunque portare alla disgregazione dello Stato.