Algeria. Oppositore del Polisario interpella Onu sulla responsabilità d’Algeria nella repressione dei saharawi a Tindouf

di Belkassem Yassine

Alla 43ma sessione del Consiglio dei diritti dell’uomo dell’ONU (CDU) a Ginevra Fadel Breika, in qualità di difensore dei diritti umani nei campi di Tindouf in Algeria e oppositore al gruppo Polisario, ha denunciato la repressione e i gravi abusi perpetrati dalla direzione dei separatisti Polisario contro la popolazione di questi campi sotto la responsabilità dell’Algeria.
Breika sottolineando la responsabilità legale dell’Algeria per le atrocità commesse dai capi dei separatisti e dai servizi segreti algerini contro i saharawi nei campi di Tindouf, ha condannato “il mutismo dei cosiddetti difensori del popolo saharawi sugli abusi e le violazioni perpetrate contro i saharawi” dai capi del Polisario, con la complicità dei servizi di sicurezza algerini, per far tacere, con il fuoco e con il sangue, qualsiasi voce d’opposizione.
Grazie ad una larga mobilitazione internazionale, Breika è stato recentemente liberato dalla prigione del Polisario in Algeria, dove aveva subito per circa cinque mesi, insieme ai due blogger Mahmoud Zedan e Moulay Abba Bouzid, le peggiori sevizie fisiche e psicologiche per aver osato denunciare “le gravi violazioni dei diritti umani e la depravazione dei leader separatisti e il loro sfruttamento della miseria della popolazione dei campi per servire i loro interessi personali”.
“Il mio corpo porta ancora le tracce delle ferite e dei segni di tortura che ho subito negli ultimi cinque mesi del 2019 nelle prigioni segrete gestite dal Polisario, con la benedizione del governo algerino”, ha detto Breika.
L’attivista ha denunciato in particolare “la repressione contro la libertà di opinione e di espressione in questi campi”, sottolineando che “tutte le voci contrarie alla direzione del Polisario sono sistematicamente sottoposte a tortura e a abusi crudeli”, e spiegando d’essere stato rapito, lui e due dei suoi colleghi, il giornalista Mahmoud Zedan e il blogger Moulay Aba Bouzid, da uomini armati del Polisario per il semplice motivo che avevano condannato sui social network le gravi violazioni commesse dai leader del Polisario.
I tre attivisti saharawi, dopo il loro rapimento, sono stati successivamente detenuti in violazione della legge e in luoghi segreti nel deserto, “dove erano sottoposti a diversi tipi di tortura e di abuso”.
“Il mio rapimento è inoltre un atto di vendetta da parte dei servizi di intelligence algerini che hanno partecipato ai miei interrogatori e torture, solo perché ho osato organizzare una manifestazione davanti all’ambasciata algerina a Madrid per chiedere di rendere conto del destino di mio cugino, il professor Khalil Ahmed e uno dei leader del Polisario, sparito dopo il suo rapimento nel 2009 ad opera servizi di intelligence algerini nella capitale algerina”, ha fatto sapere.
Ha inoltre espresso la sua sorpresa per il mutismo “dei cosiddetti difensori dei diritti del popolo saharawi che ingoiano la loro lingua ogni volta che si tratta di violazioni commesse nei campi saharawi dal Polisario e dai servizi algerini, che approfittano dell’assenza meccanismo di ricorso e di protezione e continuano a reprimere ogni voce dissidente o un’opinione diversa”.
Breika ha chiesto al Consiglio dei diritti umani e alla comunità internazionale di esercitare pressioni sull’Algeria affinché si assuma la sua responsabilità legale in quanto paese che ospita la popolazione saharawi a Tindouf.