Ancora proteste in Algeria contro Bouteflika: la gente vuole il cambiamento

Centinaia di migliaia in strada nonostante il ritiro della candidatura.

di Enrico Oliari

Agli algerini non basta il ritiro della candidatura del presidente Abdelaziz Bouteflika, che nei giorni scorsi si era presentato per la corsa al quinto mandato. Anche ieri, come avviene ormai da oltre un mese, in centinaia di migliaia sono ieri scesi in strada in tutto il paese, in particolare nella capitale Algeri, per chiedere un vero cambiamento della classe dirigente tout court, stanchi della leadership dei veterani
A volere “in nome della stabilità” ancora alla guida del paese l’82enne e malandato Bouteflika, vittima di un grave ictus ed in passato dato persino per morto, erano il Fronte di Liberazione Nazionale, al potere dai tempi dell’indipendenza del 1962, i partiti di maggioranza ed i principali sindacati. Bouteflika, presidente dal 1999, è stato in passato anche ministro dello Sport e della Gioventù, degli Esteri e della Difesa.
Nonostante i tentativi di censurare la stampa, denunciati da diversi giornalisti che in segno di protesta hanno preso parte ai cortei e persino in diretta televisiva dalla giornalista della tv di Stato Nadia Madassi, le opposizioni ma anche la gente comune marciano contro la corruzione, la disoccupazione in forte crescita e la crisi economica in cui è precipitata l’Algeria: il crollo del prezzo del petrolio e il deprezzamento del dinaro si sono tradotti nell’aumento dei prezzi dei beni importati e di quelli di prima necessità, una situazione difficile alla quale lo Stato ha risposto aumentando l’Iva, che è passata dal 17% al 19%, e il prezzo dei carburanti.
Lunedì, nel tentativo di placare gli animi, il presidente o chi per esso ha sostituito il premier Ahmed Ouyahia, resosi impopolarissimo, con Noureddine Bedoui, già ministro dell’Interno e dell’Amministrazione territoriale, ma questa misura come quella del ritiro della candidatura Bouteflika non sembrano avere effetto sulla protesta, la quale anzi sembra ingrossarsi di settimana in settimana.
Tra l’altro il governo ha annunciato lo slittamento delle elezioni che si sarebbero dovute tenere il 18 aprile, una mossa vista dalle opposizioni come un affronto per cui vi sono stati già due scioperi generali: oggi a manifestare nei cortei vi sono, oltre ai partiti di opposizione ed a una parte del mondo sindacale, anche gli studenti, i lavoratori di ogni ruolo, i disoccupati e quanti sperano in un vero cambiamento.
E’ ancora presto per pensare ad una Primavera araba in un paese appena sfiorato dalle proteste del 2011, ma è certo che il sistema politico-clientelare di Bouteflika sembra aver fatto il suo tempo.

Abdelaziz Bouteflika.