Argentina. Proteste contro la “Legge Omnibus” voluta da Millei

di Paolo Menchi

Mentre alla Camera si dibatteva la cosiddetta “ley omnibus” voluta da Millei, poi approvata venerdì scorso, nella piazza antistante il Parlamento si svolgevano pesanti scontri tra polizia e manifestanti.
Il pacchetto di misure previsto con la nuova legge è stato approvato con 144 voti favorevoli e 109 contrari ma, per arrivare a questo risultato, il governo aveva dovuto togliere un pacchetto di leggi riguardanti la parte fiscale che creavano contrasto anche all’interno della stessa maggioranza guidata dal partito di Millei, “Libertad avanza”.
Solo la prossima settimana, dopo la discussione e votazione di ogni singolo articolo, si saprà con precisione la portata del provvedimento, in particolar modo c’è attesa per sapere quando verranno dati al governo i poteri straordinari previsti dalla nuova legge.
Il controverso pacchetto fiscale comprendeva norme quali il pensionamento, le trattenute in busta paga e il riciclaggio di denaro, provvedimenti troppo importanti e delicati per essere gestiti con una mega riforma che riguarda molte materie.
Per la verità il decreto proposto originariamente dal governo conteneva 650 articoli intelligentemente ridotti drasticamente per cercare il voto favorevole di parte dell’opposizione, visto che il governo alla cosiddetta camera bassa non ha la maggioranza.
I provvedimenti in cui il contraddittorio è stato particolarmente acceso sono quelli che prevedono poteri speciali per il governo che potrebbe legiferare senza l’approvazione del parlamento in materia economica, finanziaria, amministrativa ed energetica, tanto da minare la democrazia in Argentina se fossero interventi di routine.
Molto controverso è anche il progetto di privatizzare le imprese pubbliche, per il rischio che settori fondamentali per la popolazione debbano sottostare alla ricerca del profitto a discapito dell’interesse pubblico.
Piuttosto contestato anche il provvedimento che inasprisce le pene, portandole fino a quattro o cinque anni, verso chi, durante le manifestazioni, non permette la regolare circolazione dei mezzi, norma ritenuta pericolosa perché potrebbe essere usata per impedire qualsiasi forma di protesta.