Arrestato nel Milanese il 22enne Abdel Majid Touil: aveva pianificato l’attentato al Museo del Bardo

di Enrico Oliari

touil arrestato grandeUn cittadino marocchino di 22 anni, Abdel Majid Touil, è stato fermato oggi nel Milanese dagli uomini di Carabinieri e Polizia: il giovane è ritenuto dalle autorità di Tunisi essere responsabile di aver pianificato l’esecuzione dell’attacco terroristico del 18 marzo a Tunisi, quando i terroristi, che non erano riusciti ad entrare in Parlamento, si erano diretti all’attiguo Museo del Bardo sequestrando e sparando contro i turisti, fatto che si è concluso con la morte di 24 persone fra le quali gli italiani Francesco Caldara, Orazio Conte, Antonella Sesino e Giuseppina Biella.
Touil, conosciuto anche come Abdullah, era sceso da un barcone a porto Empedocle il 17 febbraio insieme a 97 persone, quindi aveva ricevuto un provvedimento di espulsione, salvo far perdere le proprie tracce; stando alle accuse, si sarebbe poi recato a Tunisi per portare a termine l’attentato al Museo del Bardo e quindi rientrare in Italia, nonostante il provvedimento di espulsione.
Su di lui pesava quindi un mandato di cattura internazionale: l’arresto è avvenuto in strada, vicino all’appartamento di Gaggiano dove vivono la madre e i fratelli, in Italia con regolare permesso di soggiorno.
Il dirigente della Digos Bruno Megale ha spiegato che a mettere gli inquirenti sulle sue tracce è stata involontariamente la madre, la quale ha denunciato lo smarrimento del passaporto del figlio; questo è ricercato in Tunisia, dove, se rimpatriato, rischia la pena di morte. Le accuse che gli vengono contestate dalla procura di Tunisi sono omicidio volontario con premeditazione, cospirazione al fine di commettere attentati contro la sicurezza interna dello Stato e commettere attentati allo scopo di mutare la forma di governo, incitare la popolazione ad armarsi l’una contro l’altra e provocare disordini sul territorio tunisino, sequestro di persona a mano armata, partecipazione ad addestramento militare all’interno del territorio tunisino al fine di commettere reati terroristici, utilizzo del territorio della Repubblica al fine di reclutare e addestrare persone per commettere atti terroristici.
Nella perquisizione della casa di Gaggiano gli inquirenti hanno rinvenuto materiale giudicato interessante per le indagini. Megale ha spiegato in questura che “Non risultava che in Italia frequentasse moschee vicine al fondamentalismo e per noi, prima della segnalazione dell’intelligence e delle autorità tunisine, a parte il decreto di espulsione, era uno sconosciuto. Se dalle verifiche incrociate sui database all’attività operativa siamo riusciti a catturarlo, allora vuol dire che i controlli funzionano”.
Congratulazioni ed apprezzamenti sono stati espressi agli inquirenti ed agli agenti dal premier Matteo Renzi e dal ministro dell’Interno Angelino Alfano.