Brasile. Comunità indigene in allarme dopo il contagio di alcuni Yanomami da COVID-19

di Alberto Galvi

In questi giorni in Brasile sono stati confermati almeno 7 casi di indigeni Yanomami infetti da COVID-19. Il paese sudamericano ospita circa 800 mila indigeni provenienti da oltre 300 gruppi etnici. Gli Yanomami sono circa 27 mila.
Gli indigeni nella foresta pluviale amazzonica sono particolarmente vulnerabili alle malattie importate perché storicamente isolati dai germi contro i quali gran parte del mondo ha sviluppato l’immunità.
Per queste popolazioni la situazione è estremamente vulnerabile con malattie come l’epatite B, la tubercolosi, la malaria o la dengue. Inoltre, gli alti tassi di anemia influenzano il loro sistema immunitario e li lasciano altamente esposti alle malattie.
In particolare sono molto sensibili alle infezioni di tipo virali perché non hanno avuto contatti precedenti con gli agenti patogeni che causano queste malattie respiratorie. Le malattie importate dai colonizzatori europei hanno decimato oltre il 95% della popolazione indigena nelle Americhe.
L’Amazzonia brasiliana è il luogo del pianeta con la più alta concentrazione di popoli ancestrali che rimangono senza contatto esterno per propria decisione. 
Il primo caso tra gli indigeni Yanomami è stato un adolescente di 15 anni che si trova in gravi condizioni nell’unità di terapia intensiva dell’ospedale generale di Roraima nel Brasile settentrionale, al confine con il Venezuela.
Per prevenire la diffusione del virus nelle comunità indigene, il governo brasiliano ha vietato i viaggi tra i villaggi e l’ingresso di persone che non vi risiedono da settimane.
Al momento in cui è stata dichiarata la quarantena, molti indigeni si trovavano in contesti urbani esterni. Al ritorno nei loro villaggi di origine sono stati confinati per il rischio di infettare i loro parenti.
La protezione delle terre indigene nel mondo è essenziale per impedire a migliaia di loro di morire a causa del coronavirus.
Il mondo intero capisce ora quanto possano essere pericolose queste nuove malattie. Nel frattempo per allentare la diffusione del virus i missionari stabiliscono contatti con le popolazioni indigene amazzoniche che vivono in isolamento e che non hanno immunità contro le malattie che provengono da altri luoghi.
Ricordiamo che queste popolazioni sono tra le più vulnerabili del pianeta ed estremamente sensibili alla diffusione di queste nuove malattie.
Intanto le popolazioni indigene brasiliane come gli Yanomami, i Mundurukus, i Kawahiva, gli Uru-Eu-Wau Waus, e gli Awá, stanno avendo i loro territori invasi da cercatori d’oro, allevatori e taglialegna.
Ad aggrava re la situazione ci ha pensato il presidente Bolsonaro, che con le sue politiche a favore dei tagli al servizio sanitario indigeno, provocherà dei danni a queste comunità, in quanto codeste strutture nei prossimi mesi svolgeranno un ruolo chiave per arginare l’epidemia da COVID-19.
Inoltre si aggiunge la minaccia degli invasori che praticano l’estrazione illegale di minerali o di legno. Queste risorse sono presenti anche nello stato di Roraima, in cui si trovano gli indigeni Yanomami, dove si stima la presenza di circa 20 mila minatori d’oro clandestini.