Brexit. Barnier, ‘c’è l’accordo sulla transizione, ma resta aperta la questione del confine nordirlandese’

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Il capo negoziatore dell’Ue per la Brexit, Michel Barnier, ha comunicato in conferenza stampa seguita ad una settimana di trattative che “Abbiamo trovato un accordo sul periodo di transizione, su cui il Consiglio Europeo di dicembre aveva segnato un accordo di principio, dopo la richiesta del primo ministro britannico Theresa May nel suo discorso di Firenze”.
“La transizione – ha spiegato – sarà di durata limitata, come desiderato sia dal governo britannico che dall’Ue. Durante questo periodo, il Regno Unito non parteciperà più al processo decisionale dell’Ue, semplicemente perché non sarà più uno Stato membro a partire dal 30 marzo 2019. Conserverà tuttavia tutti i vantaggi del mercato unico, dell’unione doganale e delle politiche europee, e dovrà dunque rispettare tutte le regole, come fanno gli Stati membri”.
Il periodo di transizione partirà nel marzo 2019 e terminerà con la separazione completa, nel dicembre 2020.
Tuttavia, per quanto siano state trovate le intese su diversi temi importanti quali il denaro che la Gran Bretagna dovrà dare all’Ue per i progetti messi in piedi fino al 2020 e lo status dei cittadini europei residenti in Gran Bretagna, rimane ancora aperta la questione dell’Irlanda del Nord.
La questione del confine marittimo e terrestre fra Irlanda del Nord e Irlanda è tutt’altro secondaria se si pensa che che da un lato la partecipazione dell’Irlanda e della Gran Bretagna al contesto unitario europeo ha sopito il conflitto dell’Ulster, dall’altro l’idea presentata a suo tempo da May di un confine “senza infrastrutture di frontiera fisiche né posti di frontiera” rappresenterebbe una valvola attraverso la quale passerebbero persone (già oggi 30mila al giorno) e merci senza controlli e quindi senza dazi: che senso avrebbe la Brexit nel momento in cui agli esportatori diretti da e all’Ue basterebbe recarsi in Irlanda per portare le merci in e dalla Gran Bretagna?