Brexit. Standard & Poor’s vicina a taglio rating GB; crollo crescita Pil e rischio recessione

di Notizie Geopolitiche – 

standard&poorsDopo Moody’s e Fitch, due delle tre principali agenzie di rating, anche Standard and Poor’s (S&P) è in procinto di declassare la valutazione sulla stabilità del Regno Unito, togliendo al paese la tripla A, il voto che corrisponde alla massima affidabilità.
Secondo quanto dichiarato al quotidiano londinese Financial Times dal responsabile dei rating per S&P, Moritz Kraemer, la valutazione AAA “non sarebbe più compatibile con le nuove condizioni” in quanto poteva sussistere soltanto finché la Gran Bretagna rimanesse un membro dell’Unione Europea.
Il il risultato del referendum tenutosi il 23 giugno scorso nel Regno Unito che ha decretato l’uscita del paese dall’Ue, la cosiddetta Brexit, ha infatti scatenato una tempesta sui mercati finanziari di tutto il mondo, con un crollo del 10% del valore della sterlina in poche ore ed inducendo inoltre banche come J.P. Morgan o Deutsche Bank ed aziende come Nissan e Toyota a mettere in moto piani di fuga dalla Gran Bretagna o a frenare su nuovi investimenti.
Secondo un comunicato [1] diffuso da Moody’s sul suo sito web, in cui si analizzano i possibili scenari per il futuro del Regno Unito, ci sarà un periodo di grande incertezza economica la cui durata dipenderà da quanto tempo sarà necessario per stipulare nuovi accordi commerciali con l’Ue e dal contenuto di queste intese; il rischio più grande è infatti che l’Europa, per evitare un effetto domino con l’uscita di altri paesi, ostacoli gli interessi economici britannici nei commerci con i paesi comunitari, penalizzando l’economia del paese.
Sia le agenzie di rating che gli istituti di ricerca e consulenza come lo statunitense Ihs Global o il londinese Capital Economics hanno inoltre tagliato le stime di incremento del Pil del Regno Unito per i prossimi anni, il secondo ha parlato anche di rischio recessione se non ci sarà una reazione rapida ed efficace, riducendo le prospettive di crescita britanniche dal 2% all’1.5% per il 2016 e dal 2.4% allo 0.2% nel 2017.
Non era comunque un mistero che un’uscita dall’Unione Europea avrebbe comportato dei notevoli contraccolpi, già in maggio il ministero del Tesoro britannico aveva diffuso uno studio in cui si illustrava che una Brexit sarebbe potuta costare 3.6 punti percentuali di Pil ed oltre 800.000 posti di lavoro.