Catalogna. Delude il discorso del re. Ed accresce la tensione a Barcellona

di C. Alessandro Mauceri

Dopo gli scontri e le polemiche che hanno accompagnato il referendum in Catalogna, erano molte le aspettative legate al discorso alla nazione del re Felipe di Spagna. Un intervento a reti unificate che ha deluso molti sia in Spagna che oltre frontiera.
Il sovrano spagnolo ha tenuto un discorso eccessivamente di parte: neanche una parola sulla violenza della polizia ai seggi nonostante le immagini hanno fatto il giro del mondo, nemmeno un accenno all’ostinazione del governo centrale nell’imporre le proprie scelte a quella che è una delle regioni più ricche di Spagna. Il re ha parlato solo delle autorità catalane che ha criticato aspramente per aver deciso di fare lo stesso la consultazione popolare: “Hanno violato i principi democratici dello stato di diritto, hanno spezzato affetti e la solidarietà che unisce i sentimenti degli spagnoli”. Secondo Felipe c’è stato “un inaccettabile intento di appropriazione delle istituzioni storiche della Catalogna, queste autorità in maniera chiara si sono messe al margine del diritto e della democrazia, hanno voluto spezzare l’unità della Spagna con una “condotta irresponsabile”.
A pronunciare queste parole dure e (forse eccessivamente) autoritarie è un re Borbone (il suo nome completo è Felipe Juan Pablo Alfonso de Todos los Santos de Borbón y Grecia), che sembra aver dimenticato il recente passato. A cominciare dal modo in cui la sua famiglia è finita sul trono di Spagna. Felipe è salito al potere non dopo un pronunciamento popolare “democratico”, ma per diritto ereditario dopo l’abdicazione del padre, ovvero di colui il quale era stato messo sul trono grazie alla dittatura di Francisco Franco, che, pur avendo restaurato la monarchia in Spagna nel 1947, se ne nominò reggente e indicò re Juan Carlos, padre di Felipe (salvo poi attendere olter un ventennio per lasciargli il posto). Per questo a molti sono apparse quantomeno stonate le parole dell’attuale sovrano spagnolo quando ha parlato di diritti e di democrazia: “Viviamo in uno stato democratico che offre percorsi costituzionali perché chiunque possa difendere le proprie idee nel rispetto della legge. Senza questo rispetto, non si può convivere in pace e in libertà né in Catalogna, né nel resto della Spagna”.
Immediata la reazione del popolo catalano che ha aderito in massa alla giornata di protesta che era stata già programmata: almeno 300mila persone hanno sfilato in corteo per la città, urlando slogan come “Fuori le forze di occupazione” e “le strade saranno sempre le nostre”. “Oggi è una giornata di protesta democratica, civica e degna. Non vi lasciate coinvolgere dalle provocazioni. Il mondo lo ha visto: siamo gente pacifica” ha scritto su Twitter il governatore Carles Puigdemont. A fargli eco il sindaco di Barcellona, Ada Colau, che ha definito il discorso del re “irresponsabile e indegno di un capo di stato”.
In serata anche Podemos ha fatto sentire la propria voce (fino ad ora non si era sentito molto, cosa che aveva sorpreso molti). Il leader del movimento Pablo Iglesias ha criticato il discorso sulla Catalogna pronunciato dal re: “Come leader di un partito che rappresenta più di 5 milioni di spagnoli dico al re non eletto: non in nostro nome!”; dello stesso parere la capogruppo Irene Montero, la quale ha dichiarato che il re “non ha rappresentato i milioni di persone che vogliono il dialogo. Si è schierato con il Pp, non con la Spagna, né con la democrazia”.
A due giorni dalla consultazione popolare “illegittima”, la tensione nella regione e in tutta Europa resta altissima. Aver negato a più di 2 milioni di persone (che per il 90% hanno votato “sì” all’indipendenza della regione dalla Spagna), di esprimere il proprio parere in quello che è forse l’ultimo baluardo della democrazia diretta ovvero il referendum popolare, non è tollerabile in un sistema dove si cerca ancora di nascondersi dietro parole come democrazia, specie visto quello che sta avvenendo in tutta Europa, dalla Polonia all’Ungheria.
In questa situazione dai contorni ancora non ben definiti, il discorso del re erede del trono creato dai franchisti non è certo servito a placare gli animi. Anzi.