Nigeria. La corsa al petrolio e i danni nel Delta del Niger

di Giuseppe Gagliano

La Nigeria ha siglato un accordo con la Shell britannica per fornire gas all’impianto di metanolo da 3,8 miliardi di dollari a Brass, risolvendo un importante ostacolo al finanziamento del progetto. Questo accordo di fornitura e acquisto di gas (GSPA) garantirà una fornitura a lungo termine da una joint venture guidata da Shell, essenziale per il futuro impianto situato nell’isola di Brass, nello stato di Bayelsa. Il ministro di Stato per il Gas, Ekperikpe Ekpo, ha confermato l’impegno a procedere con il progetto con progressi significativi da raggiungere entro fine maggio. Inoltre il colosso energetico francese TotalEnergies ha annunciato piani per investire 6 miliardi di dollari nel settore energetico nigeriano, concentrando gli sforzi su gas e progetti offshore. Questi sviluppi arrivano in un periodo in cui la Nigeria, nonostante sia uno dei maggiori produttori di petrolio dell’Africa, affronta sfide come il declino della produzione petrolifera, furti dagli oleodotti, e inefficienze nelle raffinerie statali.
Vi sono però precedenti storici tra il Delta del Niger e la compagnia petrolifera Shell: la Corte d’Appello dell’Aja nel gennaio 2021 ha condannato la Shell Nigeria a risarcire quattro contadini per i danni causati dagli sversamenti di petrolio. Questa sentenza è stata considerata un precedente importante perché per la prima volta un tribunale ha imposto a una grande multinazionale del petrolio l’obbligo di vigilanza all’estero.
Inoltre la Corte suprema del Regno Unito ha riconosciuto nel febbraio 2021 la competenza della giurisdizione britannica per stabilire le responsabilità della società capogruppo, con sede a Londra, nei confronti delle comunità di Bille e Ogoni in Nigeria. Queste comunità potranno quindi citare in giudizio la Shell per i danni causati dall’estrazione di petrolio nel Delta del fiume Niger.
Le attività estrattive hanno avuto un impatto devastante sul territorio dell’Ogoniland, con contaminazioni dei terreni e delle acque potabili, oltre alla distruzione delle foreste di mangrovie.