Israele. Netanyahu, ‘non accetteremo le decisioni della Corte penale internazionale, non la riconosciamo’

di Giuseppe Gagliano

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato sul suo canale Telegram di rifiutare fermamente di riconoscere l’autorità della Corte penale internazionale, accusando questa di minare il diritto di Israele a difendersi. Netanyahu ha enfatizzato che non si arrenderà mai e che il suo paese continuerà a combattere nella sua guerra contro il terrorismo. Ha anche espresso la preoccupazione che le decisioni della Corte possano creare un precedente pericoloso per altri stati democratici che affrontano minacce terroristiche. “Sotto la mia guida, Israele non permetterà mai alcun tentativo da parte della Corte penale internazionale di minare il nostro diritto fondamentale alla difesa. La minaccia contro i soldati delle Forze di difesa israeliane e le figure pubbliche di Israele, l’unica democrazia in Medio Oriente e l’unico stato ebraico al mondo, è semplicemente scandalosa. Non cederemo. Israele continuerà fino alla vittoria nella nostra giusta guerra contro i terroristi che cercano di distruggerci. Non smetteremo mai di difenderci. Sebbene le decisioni del Tribunale dell’Aia non influenzeranno le azioni di Israele, creeranno un pericoloso precedente che minaccerà i soldati e le figure pubbliche di ogni paese democratico che combatte il terrorismo criminale e l’aggressione pericolosa”.
Il governo di Netanyahu si è riunito d’urgenza per discutere delle potenziali azioni della Corte penale internazionale, che potrebbe avviare indagini e rilasciare mandati di arresto per presunte violazioni del diritto internazionale da parte di Israele a Gaza. Inoltre la situazione politica interna in Israele è complicata dal rifiuto di Netanyahu di procedere con qualsiasi iniziativa diplomatica che includa l’Autorità Naizonale Palestinese per la gestione post-bellica di Gaza. Tuttavia Netanyahu sta considerando un piano di normalizzazione delle relazioni con l’Arabia Saudita, spinto dagli sforzi dell’amministrazione Usa, che potrebbe avere importanti implicazioni diplomatiche.
Un’altra questione critica è la proposta di istituire un governo militare israeliano nel nord di Gaza, una mossa che solleva serie questioni sia a livello nazionale che internazionale. In questo contesto di tensione, la visita dell’inviato speciale degli USA, Amos Hochstein, potrebbe essere cruciale per cercare di mediare una soluzione che porti almeno a un cessate-il-fuoco temporaneo, soprattutto lungo il confine con il Libano, dove i combattimenti si sono intensificati.
Questi sviluppi indicano una situazione molto volatile, con Netanyahu che sembra puntare tutto sulla prosecuzione del conflitto come garanzia per la sua sopravvivenza politica, specialmente in vista delle prossime elezioni, sperando nel ritorno di alleati politici come Donald Trump.
Israele, come la Russia e gli Usa, non riconosce la Corte penale internazionale.