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Doveva rappresentare un tributo alla memoria di Kim Il-sung, il “Presidente Eterno” fondatore del regime nordcoreano e nonno dell’attuale leader Kim Jong-un, nel 104mo della nascita, ma si è risolto come un flop l’ennesimo lancio di un missile a medio raggio dalla costa orientale verso il mar del Giappone.
Il missile, un Musudan sparato dalla orientale di Wondan e in grado di colpire le basi americane nell’isola di Guam, nel Pacifico, è probabilmente esploso a mezz’aria.
Dalla Cina sono state anche oggi mosse critiche alla politica dell’alleato di Pyongyang, “un agitar di spade che non porterà il Paese da nessuna parte”, ha pubblicato l’agenzia ufficiale Xinhua. Per la Cina il lancio di oggi, come il test nucleare di gennaio e gli altri lanci di missili balistici, rappresentano “inutili provocazioni” e “atteggiamenti controproducenti”, che danno a Giappone e Usa la scusa per aumentare la presenza militare nell’area, “minacciando la sicurezza” della Corea del Nord e “turbando gli equilibri strategici” regionali.
L’atteggiamento aggressivo del regime di Pyongyang ha il duplice scopo di far pesare il paese nello scacchiere geopolitico ma anche quello di giustificare le ingenti spese militari ad un popolo che in diverse aree ha ancora a che fare con il dramma della fame e della povertà.
