Ecuador. La guerra tra le bande e la repressione dello Stato

di Alberto Galvi

All’inizio di questo mese in Ecuador una nuova ondata di violenza ha scosso il paese. Le rivolte hanno colpito in particolare le prigioni, e i boss sono riusciti a fuggire. E uomini armati e mascherati hanno preso d’assalto in diretta una tv a Guayaquil, prendendo in ostaggio i dipendenti. Nell’arco di 17 giorni, dal 9 al 25 gennaio, l’esercito e la polizia hanno arrestato 3.611 persone, 237 delle quali accusate di terrorismo. Il neo-presidente Daniel Noboa ha dichiarato lo stato di emergenza a livello nazionale per combattere la crescente criminalità.
La mancanza di sicurezza in Ecuador ha trasformato la vita dei residenti della città di Guayaquil. Con una popolazione di circa 2,5 milioni di abitanti e un vivace porto internazionale, Guayaquil è diventata un focolaio di attività illegali. Mentre il governo dell’Ecuador si trova ad affrontare forti pressioni per reprimere il crimine, si dovrebbe anche investire nei servizi sociali e nell’istruzione. In questo modo gli adolescenti avrebbero delle alternative alle bande.
Quest’anno nella provincia di Guayas ci sono stati quasi la metà degli omicidi complessivi del paese. Dall’altra parte del fiume Guayas, a est di Guayaquil, si trova Duran, che è diventato un campo di battaglia per due bande in guerra: i Chone Killers e i Latin Kings. Gli omicidi locali sono passati da 119 nel 2022 a 407 nel 2023, trasformando Duran nella città più violenta dell’Ecuador.
L’Ecuador è situato tra la Colombia e il Perù, i due maggiori produttori di cocaina al mondo, ed è diventato un hub importante per il traffico di droga.
I cartelli della droga come Sinaloa e il cartello Jalisco New Generation hanno approfittato dell’indebolimento dell’economia dell’Ecuador per stringere accordi con bande locali e reclutare giovani disoccupati. Los Choneros è una delle bande ecuadoriane considerate responsabili dell’ondata di violenza che ha raggiunto un nuovo livello lo scorso anno con l’assassinio del candidato presidenziale Fernando Villavicencio. Secondo le autorità, la banda ha legami con il cartello messicano di Sinaloa.
Sebbene gran parte della violenza rimanga concentrata lungo le zone costiere, l’effetto è stato diffuso. Nella capitale Quito alcuni quartieri hanno fatto inutilmente richiesta di intervento della polizia, fino al punto di ricorrere alla violenza per proteggere le proprie comunità.