Filippine. L’attacco all’università di Marawi sconvolge la minoranza cattolica

Acs –

La bomba esplosa ieri durante una Messa cattolica presso l’Università pubblica di Mindanao, nella città di Marawi, e che è costata la vita ad almeno quattro fedeli, lasciando oltre 40 feriti, per i Vescovi filippini era collegata intenzionalmente alla prima domenica di Avvento. Padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME), al telefono con Aiuto alla Chiesa che Soffre ha espresso il suo sgomento per questo attacco terroristico e ha condiviso alcuni dettagli. L’università ospita spesso centinaia di cattolici durante le funzioni domenicali. «Ha una cappellania con uno spazio per la Messa quotidiana. La domenica festeggiano in palestra, perché la cappella non è abbastanza grande. Non so quanta gente fosse lì, ma spesso la domenica ci sono tra i 300 e i 400 cattolici. Essendo questa la prima domenica di Avvento, sono sicuro che erano presenti molti fedeli. Lo considero un evento molto tragico, perché proprio oggi abbiamo iniziato la Settimana della Pace di Marawi nella diocesi. Quella che doveva essere una settimana ricca di momenti positivi per la costruzione della pace è diventata un periodo di terrore», afferma tristemente il missionario.
Le autorità non hanno fornito informazioni sulle ragioni dell’attacco, anche se le ipotesi vanno dalla guerra a Gaza alle rappresaglie per l’attività del governo contro i gruppi estremisti locali. «Dobbiamo attendere maggiori informazioni sugli autori dell’attacco e sulle loro motivazioni, ma non c’è dubbio che l’obiettivo fossero i cristiani», ha detto il missionario italiano. Riguardo alle conseguenze dell’attentato, Padre D’Ambra mette in guardia dall’impatto dell’esplosione sulla più ampia popolazione cristiana: «L’università attira in città cristiani da diverse parti di Mindanao. C’è il pericolo che l’attentato provochi l’esodo della minoranza cattolica. Molte famiglie hanno già esortato i propri figli a ritornare nelle loro terre d’origine», ha aggiunto. «Solo pochi giorni fa abbiamo celebrato il Mercoledì Rosso, un’iniziativa di ACS celebrata in tutte le Filippine e sostenuta dalla Conferenza Episcopale come giornata per ricordare i cristiani di tutto il mondo perseguitati a causa della loro fede. Abbiamo celebrato questa giornata nella scuola in cui lavoro ed è stato molto emozionante. Chi poteva immaginare che pochi giorni dopo avremmo vissuto in prima persona questa violenza?», racconta padre D’Ambra.
Anche i vescovi, nel comunicato diffuso dopo l’attentato, affermano che «le vittime dell’attentato si contano ormai» tra i tanti che «per puro amore della loro fede, hanno sofferto violenze e persecuzioni in tutto il mondo». Papa Francesco ha ricordato l’attentato dopo la preghiera dell’Angelus.
Nonostante circa l’80% dei filippini sia cattolico, l’isola di Mindanao, dove si trova la città di Marawi, è composta per il 98% di musulmani e per il restante 2% di cristiani. Marawi ospita una prelatura territoriale che accoglie circa 35.000 cattolici. La minoranza cristiana di Mindanao ha subìto negli ultimi anni terribili attacchi islamici. Nella regione operano diversi gruppi armati radicali, quasi tutti collegati al sedicente Stato islamico dell’Asia orientale, come Abu Sayyaf o Dawlah Islamiyah, che è stato collegato ai recenti eventi. Nel 2017 Marawi ha subìto un assedio durato mesi e che ha causato numerose vittime.
Con 40 anni di esperienza nelle Filippine, Padre D’Ambra è il fondatore del movimento Silsilah, che dal 1984 promuove il dialogo interreligioso. ACS è partner di questo progetto fin dall’inizio, con l’obiettivo di promuovere il dialogo e la convivenza tra cattolici e musulmani. «Episodi come quello di Marawi non fanno altro che peggiorare una situazione già complicata, e rendono più difficile la promozione del dialogo interreligioso. Sono sfide nuove, e rendono il nostro lavoro, che arriva ai 40 anni, importante oggi come lo era all’inizio», riconosce il missionario.