Venezuela. L’esito del referendum porterà ad una guerra con la Guyana?

di Paolo Menchi –


Come prevedibile, l’esito dei cinque referendum tenutisi ieri ha rispettato la posizione del governo venezuelano in merito alla disputa territoriale con la Guyana.
Il territorio, conteso dai tempi periodo coloniale, è chiamato Esequibo, rappresenta i due terzi del territorio della Guyana, si estende per 159.542 chilometri quadrati ed è ricco di petrolio.
Quando, nel 1777, gli spagnoli avevano fondato la Capitanía General de Venezuela avevano incluso anche la zona del Esequibo, che rimase nel territorio venezuelano anche dopo la proclamazione dell’indipendenza avvenuta nel 1811.
Tuttavia, nel 1814, la Gran Bretagna, grazie ad un accordo con i Paesi Bassi. aveva fondato la Guyana britannica senza che però fossero specificati i confini occidentali che così si estesero fino a comprendere la zona ancora oggi contesa.
La disputa, continuata anche dopo l’indipendenza della Guyana dagli inglesi, si trascina dunque da oltre un secolo.
Non sono bastati lodi arbitrali né interventi dell’Onu per arrivare ad un accordo ed ora la Guyana spera in una pronuncia favorevole della corte di giustizia internazionale che potrebbe arrivare in primavera, mentre ci si chiede cosa farà Maduro adesso che ha avuto anche l’appoggio popolare per riprendersi il territorio di Esequibo.
Alcuni politici dell’ex colonia britannica paventano il rischio di invasione paragonando il loro paese all’Ucraina.
E’ vero che da alcune settimane ci sono movimenti di truppe al confine tra i due paesi ed è anche un dato di fatto che Maduro, ad un anno dalle elezioni presidenziali, voglia usare la retorica nazionalista per attirare consensi, ma il rischio che ci possa essere un conflitto armato in Sudamerica pare lontano, anche perché il Venezuela, senza l’appoggio dei suoi alleati che al momento non c’è, molto difficilmente potrebbe intrattenere azioni militari che diventerebbero un boomerang anche a livello interno.
Se è vero che un regime. come ormai è quello venezuelano. necessita di guerre per rafforzarsi, vista anche la grave crisi economica, è anche un dato di fatto che un esito negativo può rappresentare un’arma per l’oppostone per rovesciarlo, come ha insegnato la guerra delle Malvinas/Falkland dei primi anni Ottanta.
Preoccupato da questi movimenti militari non graditi il Brasile ha annunciato nei giorni scorsi che aumenterà la presenza militare ai confini dei due paesi che si stanno disputando il territorio.