Libia. Gentiloni da Lavrov per intervenire contro i trafficanti di uomini. al-Ghweil, ‘ci difenderemo’

di Enrico Oliari –

Migranti 2 grandePer intervenire in Libia contro i trafficanti di uomini, soluzione che evidentemente ne’ l’Italia ne’ l’Onu hanno accantonato, è necessario il via libera delle Nazioni Unite. L’ipotesi è quella di colpire i barconi nelle acque libiche, ovviamente vuoti, ma si è parlato nelle vari riunioni di Bruxelles anche del volo di droni e addirittura Wikileaks ha riportato documenti intestati Ue (per altro non smentiti) che indicano l’intenzione di inviare gruppi di militari al fine di distruggere le strutture civili utilizzate dai trafficanti.
Il traffico di uomini, unito a quello delle armi e della droga, rappresenta la prima fonte di finanziamento dei gruppi jihadisti e delle bande criminali, ma va detto che il governo “di Tripoli”, cioè quello guidato da Khalifa al-Ghweil, islamista e riconosciuto solo da Qatar e Turchia, controlla sia il territorio da cui partono i barconi, sia il nodo di Sheba, città situata nel deserto centrale e quindi tappa d’obbligo dei migranti.
L’Italia è stata incaricata da Onu e Ue di avere un ruolo chiave nella ricerca di una soluzione della crisi libica, non solo per il massiccio afflusso dei migranti sulle coste siciliane, bensì anche per i numerosi interessi che Roma ha nel paese nordafricano, specialmente nel ramo degli idrocarburi.
Qualsiasi azione militare in territorio libico, comprese le acque, necessita del mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, altrimenti verrebbe interpretata come azione di guerra, per cui da tempo sono in corso iniziative della Farnesina volte ad ottenere l’unanimità dei quindici membri.
Nei giorni scorsi dal Cremlino era stata fatta sapere la contrarietà a qualsiasi tipo di iniziativa militare in Libia, per cui la proposta di risoluzione che la Gran Bretagna si è già detta disposta a presentare, potrebbe incontrare il veto di Mosca e probabilmente anche della Cina.
A dieci giorni dall’arrivo del presidente russo Vladimir Putin in Italia, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni si recherà a Mosca domenica e lunedì prossimi per incontrare il collega Sergei Lavrov e discutere proprio della questione: il capo della Farnesina si è espresso in passato contrario ad un intervento sul terreno, ma la posizione di Londra, che non vuole accogliere i profughi, prevede l’invio di piccoli gruppi di militari.
Gentiloni quindi spiegherà a Lavrov che “non ci sarà alcun intervento militare”, ma che l’Italia spingerà per il lavoro di intelligence, la confisca dei barconi e al massimo incursioni mirate sulle coste libiche.
Nel proposito del ministro italiano vi è quello di coinvolgere per lo meno il governo riconosciuto “di Tobruk”, guidato da Abdullah al-Thani, ma resta da vedere la reazione dei tripolitani, dal momento che è in speciale modo da lì che i migranti prendono il mare.
A scanso di equivoci il premier “di Tripoli” al-Ghweil ha bollato tale strategia come “da mentalità coloniale” italiana ed ha avvertito che “Se l’Europa arriverà nelle nostre acque e sulla nostra terra senza permesso, noi ci difenderemo”.