Gilet gialli: dal blocco agli aumenti della benzina all’antisemitismo

Insultato il filosofo Finkielkraut, ‘sporco ebreo, la Francia è dei francesi’.

di Enrico Oliari

La 14ma edizione delle manifestazioni antigovernative dei Gilet gialli, ormai circoscritta nei numeri anche per una certa stanchezza o indifferenza che aleggia nell’opinione pubblica, si è svolta a Parigi ed in alcune altre città francesi come da copione, con cortei e scontri con gli agenti, specialmente per le devastazioni operate dai black block. Un corteo ha tentato di sfondare il cordone di polizia nei pressi degli Invalidi, alcuni facinorosi hanno devastato un supermercato sul boulevard Saint-Michel e qua e là sono stati incendiati cassonetti. A Rouen, in Normandia, un’auto circondata dai manifestanti ha forzato il blocco investendo alcuni gilet gialli: il conducente era in auto con la moglie e il bambino, i quali sono stati presi dal panico nel momento in cui i manifestanti hanno preso a calci il veicolo. Quattro i feriti, ma nessuno versa in gravi condizioni.
Tutto sommato i disordini sono stati contenuti in tutto il paese, anche perché le autorità centrali hanno schierato ben 80mila agenti e cioè il doppio dei manifestanti, ma a far discutere è stato l’episodio a sfondo antisemita avvenuto nella capitale e che ha coinvolto il filosofo Alain Finkielkraut.
E’ accaduto che alcuni Gilet gialli hanno riconosciuto il noto filosofo e giornalista, discendente di una famiglia di ebrei polacchi scampati all’Olocausto, e lo hanno apostrofato con frasi razziste e insulti del genere “sionista di merda”, “sporco ebreo”, “la Francia è dei francesi”.
L’intervento immediato degli agenti, che si sono schierati fra Finkielkraut e i manifestanti, ha scongiurato il degenerarsi della situazione, ma al Journal du Dimanche il filosofo ha riferito di aver temuto per la sua incolumità e di aver percepito un “odio assoluto”.
Sul caso è intervenuto il residente della Repubblica Emmanuel Macron, il quale ha affermato che “Gli insulti antisemiti di cui è stato oggetto“ il filosofo “sono la negazione assoluta di ciò che siamo e di ciò che fa di noi una grande nazione. Non lo tollereremo“. Ha poi aggiunto che Alain Finkielkraut, “Figlio di emigrati polacchi, è diventato accademico francese: non è solo un eminente letterato ma il simbolo di ciò che la Repubblica consente a ciascuno”.
La protesta dei Gilet gialli appare ormai depotenziata rispetto alle prime edizioni non tanto per i numeri quanto per il significato: dopo essere riusciti ad ottenere dal governo la sospensione dell’aumento dei prezzi di 6,5 centesimi per il diesel e di 2,9 centesimi per la benzina, l’aumento di 100 euro al mese per oltre un milione e 200mila lavoratori e la detassazione degli straordinari (uno scherzetto da 10 miliardi che ha portato la Francia a sforare il 3 per cento del defici), i Gilet gialli proseguono con manifestazioni disordinate e dalle aspettative non chiare. Protestano contro il governo, ma con obiettivi diversificati a seconda dei gruppi. Si tratta di un fenomeno forse sopravvalutato: questa settimana a scendere in strada in tutta la Francia sono stati in 41mila, in un paese di quasi 70 milioni di abitanti.