Gli Usa bombardano l’Isis a Sirte su richiesta del governo di unità nazionale

di Enrico Oliari –

Sirte grandeGli Usa hanno colpito con diversi raid le posizioni dello Stato Islamico a Sirte, in Libia. Il via liberà è arrivato dal presidente Barak Obama dopo essersi consultato con il capo del Pentagono Ashton Carter e sulla base di una precisa richiesta del premier del governo di unità nazionale Fayez al Serraj, il quale ha precisato in conferenza stampa che le operazioni statunitensi saranno limitate nel tempo.
Scopo dell’intervento statunitense è quello di permettere l’avanzata dell’esercito regolare, iniziata ormai alcuni mesi fa: lo scorso 11 giugno i militari regolari sono riusciti a prendere il porto della città, situata a 450 chilometri a est di Tripoli, ma già in aprile l’Isis aveva incassato un duro colpo dopo che i miliziani del Consiglio dei mujahedeen di Derna, altra roccaforte dello Stato Islamico, avevano costretto i jihadisti alla fuga; tra le altre città tolte al controllo dello Stato Islamico vi sono Ben Jawad, liberata dalle guardie degli impianti petroliferi il 31 maggio, Abu Grein, presa dai militari del governo di unità nazionale il 19 maggio e Nawfaliyah, che era in mano dell’Isis dal 15 febbraio 2015.
A combattere contro l’Isis a Sirte vi sono in particolare i miliziani della potente tribù di Misurata, i quali nel 2014 avevano costretto, insieme agli islamisti di Alba della Libia, il governo e il parlamento in fuga a Tobruk, sottraendo la capitale al controllo della tribù di Zintan. Oggi i misuratini si riconoscono nel governo di unità nazionale, frutto delle mediazioni Onu condotte prima da Bernardino Leon e poi da Martin Kobler.
L’avanzata dei regolari ha di fatto spiazzato il generale “di Tobruk” (cioè del governo ostile a quello di unità nazionale) Khalifa Haftar, il quale è rimasto a bocca asciutta nonostante il cospicuo rifornimento di armi e di mezzi dall’asse emiratino-egiziano: il suo tentativo di attaccare l’Isis a Sirte si è risolto con un fallimento, per cui non potrà far pesare la vittoria sul tavolo delle trattative sia per il proprio ruolo che per l’adesione di Tobruk al governo di unità nazionale.
al-Serraj ha spiegato che ad essere presi di mira sono stati “luoghi specifici di Sirte, causando gravi perdite ai ranghi del nemico” e che i raid statunitensi continueranno sulla base di un piano concordato con il suo governo, concetto ripreso dal portavoce del Pentagono Peter Cook. Nei raid di oggi, portati a termine su postazioni chiave situate nella periferia di Sirte, sono rimasti uccisi numerosi jihadisti.
Con una nota la Farnesina ha comunicato che “L’Italia sostiene il Governo di Unità Nazionale guidato dal Primo Ministro Fayez al-Serraj e lo incoraggia dalla sua formazione a realizzare le iniziative necessarie per ridare stabilità e pace al popolo libico.
L’Italia apprezza quindi gli sforzi che il Governo di Unità Nazionale e le forze a lui fedeli stanno conducendo per sconfiggere il terrorismo, in particolare l’operazione Bunyan al-Marsous per liberare la città di Sirte da Daesh.
Il sostegno italiano a questa operazione si è concretizzato in forme diverse nel corso degli ultimi mesi, in particolare attraverso importanti operazioni umanitarie per la cura dei combattenti feriti e a beneficio delle strutture sanitarie del Paese.
In questo contesto l’Italia valuta positivamente le operazioni aeree avviate oggi dagli Stati Uniti su alcuni obiettivi di Daesh a Sirte. Esse avvengono su richiesta del Governo di Unità Nazionale, a sostegno delle forze fedeli al Governo, nel comune obiettivo di contribuire a ristabilire la pace e la sicurezza in Libia”.