HAITI. Campagna anti-colera, un anno e mezzo dopo lo scoppio dell’epidemia

di Niclas Benni –

Dopo numerosi ostacoli e ritardi una piccola parte della popolazione haitiana ha finalmente cominciato a ricevere il vaccino contro la malattia, la quale ha già infettato più di 530.000 persone, uccidendone 7000.

Ha finalmente preso il via la settimana scorsa il programma pilota per la vaccinazione anticolera della popolazione haitiana, devastata per un anno e mezzo da un’epidemia dilagante, il cui virus è stato introdotto nel paese da soldati delle Nazioni Unite. Giovedì scorso decine di migliaia di abitanti degli slums di Port-Au-Prince hanno ricevuto la loro prima dose di vaccino orale anticolera, il Shanchol (un farmaco di fabbricazione indiana). Gli organizzatori della campagna sono Partners in Health e GHESKIO, due ONG responsabili rispettivamente per la copertura sul territorio rurale e su quello urbano del piano di vaccinazione.
L’uso del Shanchol è stato oggetto di un’aspra controversia tra i sostenitori del piano e laWorld Health Organization, la quale per lungo tempo non ha dato il suo necessario consenso alla campagna di vaccinazione, adducendo come motivazioni costi, difficoltà logistiche e scorte limitate di vaccino. Le 200.000 unità di Sanchol sarebbero sufficienti a immunizzare soltanto l’1% della popolazione haitiana, azzerando completamente le scorte mondiali del prodotto. Secondo il Dr. Louise Ivers di  Partners in Health “ nelle agenzie di sanità pubblica l’idea generale è che le vaccinazioni anticolera siano troppo complicate, costose e difficili da effettuare. (…). Vi è poi un’argomentazione ideologica: il vaccino non è la soluzione: la vera soluzione consiste in acqua pulita e servizi igienici adeguati”. Pur essendo d’accordo in linea generale, secondo il Dr. Jean William Pape di GHESKIO più di otto milioni di haitiani non dispongono al momento di servizi idrici e sanitari adeguati, e lo sviluppo delle infrastutture necessarie richiederebbe come minimo cinque anni.
L’approvazione della WHO è infine arrivata il 29 settembre 2011; il ministro della salute haitiano, il Dr. Florence Duperval Guillaume, ha approvato il progetto lo scorso dicembre. Gli organizzatori della campagna di vaccinazione speravano di poter dare inizio al piano prima dell’arrivo pioggie primaverili che avrebbero contribuito a diffondere il germe del colera, ma si sono imbattuti in un ostacolo imprevisto e l‘iniziativa non ha preso il via in tempo, peggiorando notevolmente la situazione. A marzo un canale radio haitiano aveva posto dei seri interrogativi sul piano di vaccinazion. La radio aveva insinuato che il piano non fosse altro che un gigantesco esperimento medico in cui gli haitiani sarebbero stati usati come cavie. La polemica aveva colto di sorpresa le autorità haitiane, suscitando l’interesse del comitato bioetico interno al Ministero della Salute, il quale non si era ancora espresso sul piano presentato da Partners in Health e GHESKIO l’anno precedente, prima dell’approvazione del vaccino da parte della World Health Organization. Su richiesta del Ministero della Salute i due proponenti avevano presentato un outline aggiornato del piano, ma la necessità di attendere l’approvazione del comitato bioetico ha fatto slittare l’inizio della campagna di altre sei settimane.
In ogni caso il sostegno del governo di Michel Martelly alla campagna di vaccinazione sembra ormai assodato. Mercoledì scorso il Dr. Gabriel Timotheè, direttore generale del Ministero della Salute haitiano, ha affermato che “questo non è uno studio, non è un test, non è un esperimento. (…) L’obbiettivo a lungo termine è l’eradicazione del colera dal territorio haitiano”.
Secondo uno studio del U.S Center for Disease Control and Prevention, il virus sarebbe stato portato ad Haiti da un gruppo di soldati nepalesi delle Nazioni Unite, di stanza nei pressi della città di Mirebalais. L’accampamento dei soldati riversava i suoi scarichi fognari direttamente nel fiume Artibonite, vicino alla città. Il primo haitiano ad ammalarsi di colera è stato un abitante di Mirebalais di nome Jean Pelette, mentalmente disturbato, il 12 ottobre 2010. L’uomo, è morto nel giro di 24 ore. I due haitiani che hanno lavato il suo cadavere per la veglia si sono ammalati poco dopo. A causa delle terribile condizione sanitarie di Mirebalais, una città poverissima e a quei tempi invasa dai rifugiati del terremoto avvenuto nove mesi prima, il rapido diffondersi della malattia è stato inevitabile.
L’Inviato Speciale delle Nazioni Unite ad Haiti, l’ex-presidente U.S.A. Bill Clinton, aveva finalmente ammesso un mese fa, durante una visita ad un ospedale haitiano, che il primo portatore del virus del colera era un membro delle peacekeeping forces dell‘ONU. Fino a quel momento le Nazioni Unite avevano sempre rifiutato di accettare la loro responsabilità nell’aver introdotto il virus nel Paese, nonostante le sempre più evidenti prove scientifiche.
“Non so se il primo soldato nepalese delle Nazioni Unite ad introdurre il colera ad Haiti fosse consapevole di essere portatore del virus“ ha affermato Clinton. Ha quindi aggiunto che a suo parere lui la “vera causa” dell’epidemia erano le terribili condizioni sanitarie del Paese. “A meno che non si possa appurare per certo che il soldato, o i soldati, sapessero di essere portatori del virus, penso sia meglio concentrarsi sui sistemi per risolvere la situazione”.
Fino ad oggi sono stati donati 230 milioni di dollari per combattere l’epidemia, ma l’ONU ha fatto sapere che ne saranno necessari altri 54 per far fronte al diffondersi del morbo nella stagione della piogge. Intanto, più di 5000 vittime del colera hanno chiesto con un’azione legale milioni di dollari di risarcimento all’ONU, per l’ormai accertata responsabilità dei suoi soldati nel causare l’epidemia. L’ONU ha firmato un accordo con il governo haitiano nel 2004 che garantisce l’immunità alle sue truppe per le azioni sul territorio, ma una clausola dell’accordo prevede che le truppe ONU debbano fare tutto ciò che è in loro potere per impedire il diffondersi di malattie contagiose. Qualunque sia l’esito della controversia, questa vicenda non ha fatto altro che inasprire ulteriormente le tensioni tra le peacekeeping forces delle Nazioni Unite e la popolazione haitiana.