Haiti. Dopo i mille morti per Matthew si diffonde il colera. Rischio carestia

di C. Alessandro Mauceri

haiti-uragano-matthewDopo l’uragano Matthew che ha causato quasi mille vittime, i problemi per Haiti non sembrano essere finiti. Nel paese sono stati registrati numerosi casi di colera (una sessantina ma il numero è in costante aumento) e già si sono registrati i primi decessi. Secondo Missole Antoine, direttore sanitario dell’ospedale di Port-a-Piment, il numero è destinato ad aumentare. Diverse le cause: oltre alla mancanza di acqua pulita, anche il consumo di cibi contaminati e la mancanza di ripari adeguati stanno rendendo difficile far fronte al diffondersi dell’epidemia. A queste cause si aggiunge la carenza di servizi ospedalieri adeguati.
Il primo a lanciare l’allarme sul pericolo delle malattie trasmesse dall’acqua nelle aree maggiormente colpite era stato l’Unicef: “Fiumi in piena, acque stagnanti e cadaveri umani e di animali sono un terreno perfetto per le malattie trasmesse dall’acqua”, aveva detto Marc Vincent, rappresentante Unicef ad Haiti. “Ogni giorno che passa aumenta la minaccia del colera”. L’uragano ha peggiorato uno stato di cose già precario: solo una persona su tre ad Haiti aveva accesso a latrine adeguate e meno di tre su cinque avevano accesso ad acqua potabile. E nelle zone rurali, la situazione era ancora peggiore (a uno su quattro per i servizi igienico-sanitari e uno su due per l’acqua).
A questo si aggiunge il rischio concreto di carestia. A meno che non vengano forniti aiuti concreti e subito, il paese rischia una forte carenza di cibo entro tre o quattro mesi da quella che il presidente a interim Jocelerme Privert ha definito una “distruzione apocalittica”. Circa 60mila persone sono rimaste sfollate dopo il passaggio della tempesta e almeno un milione e mezzo di persone necessita di assistenza. Interi villaggi sono stati spazzati via, migliaia di case e oltre trecento scuole sono state gravemente danneggiate.
Non è la prima volta che il paese è vittima di simili calamità naturali. Nel 1771 fu un terremoto a colpire il paese. Molti riuscirono a salvarsi fuggendo dalla propria abitazione ma le img_1453conseguenze furono terribili: migliaia di schiavi fuggirono, l’isola sprofondò nel caos, l’economia locale crollò e si diffuse una profonda carestia, che causò la morte di circa quindicimila schiavi ai quali si aggiunsero altrettanti morti causati dall’epidemia di antrace gastrointestinale causata dal cibo avariato consumato.
Nel 2010 un altro terremoto colpì il paese e causò la morte di un terzo della popolazione (secondo le stime dell’ONU). Anche allora tutti gli ospedali della città furono distrutti o danneggiati al punto da dover essere evacuati.
Nei giorni scorsi, le Nazioni Unite hanno avviato un piano di emergenza e stanziato 120 milioni di dollari di aiuti (in tre mesi). Diversi paesi hanno promesso aiuti finanziari e centinaia di tonnellate di beni di prima necessità ad Haiti, ma il cedimento delle infrastrutture rende difficile anche solo raggiungere le zone più colpite per portare cibo, acqua potabile e vestiario.