I siriani a Tabqa e l’Sdf a Mandij: due avanzate su Raqqa con la regia di Russia e Usa

di Enrico Oliari

Tank siria grandeStato Islamico sempre più sotto assedio in Siria, con le truppe regolari di Bashar al-Assad che sono riuscite ad entrare da sud nella provincia di Raqqa forti dei raid russi e che ora puntano alla presa di Taqba. Contestualmente i curdi dell’Ypg e le Forze democratiche siriane dell’Sdf, sostenute dagli Usa, stanno avanzando da nord-ovest, in un’operazione iniziata una settimana fa: potrebbe apparire che per entrambe le parti si tratti di una corsa contro il tempo nel tentativo di arrivare per primi a Raqqa e quindi escludere l’altra parte dalla conquista della capitale dello Stato Islamico. Tuttavia non tutti gli analisti concordano nel ritenere che sia in corso una competizione per giungere per primi alla capitale siriana dell’Isis: già lo scorso 23 maggio il ministro degli Esteri Lavrov e il collega statunitense John Kerry si sono sentiti per avviare un coordinamento per le operazioni contro l’Isis in Siria e nello specifico su Raqqa, per cui tutto lascia pensare che la cosa sia in atto e che potrebbe addirittura esservi un piano per far operare in modo congiunto le forze di Bashar al-Assad, sostenute dai russi e appoggiate dagli Hezbollah libanesi, e quelle dell’Ypg e dell’Sdf per la presa e la gestione della capitale dell’Isis. E neppure le cose potrebbero essere diverse, se si pensa al quantitativo di jihadisti presenti a Raqqa, come pure al fatto che, come è spesso accaduto, le popolazioni sunnite hanno aderito spontaneamente all’Isis e potrebbero imbracciare le armi contro chi ora le attacca.
Notizie Geopolitiche ha potuto verificare la cosa portandosi a soli 18 chilometri dal centro di Mosul, roccaforte dell’Isis in Iraq, ed ha attraversato villaggi sunniti come Hassan Shami, presso il ponte di Hadith, dove un centinaio di abitanti sono morti nei combattimenti contro i peshmerga curdi.
Tabqa mappa fuoriL’obiettivo Raqqa è senza dubbio prioritario, ma al momento resta nel cassetto l’ipotesi dell’invio da parte della Russia di uomini per prendere parte all’offensiva, come invece aveva ipotizzato l’ex viceministro agli Esteri russo Andrei Fyodorov; potrebbero invece aver colpito la zona di Raqqa i raid Usa partiti ieri dalla portaerei Uss Harry S. Truman, di stanza davanti alle coste siriane da otto mesi, mentre è certo che nella provincia hanno colpito duramente i raid di Mosca lanciati dalla base aerea di Latakia.
Mentre nell’avanzata verso Raqqa i curdi e l’Sdf (tra le Forze democratiche anche milizie cristiane) stanno tentando di prendere Manbij (Bambice), essenziale per l’Isis nei collegamenti con Aleppo e dove ancora vi sono 40mila dei 100mila abitanti presenti prima del conflitto, le truppe regolari siriane stanno puntando a Tabqa, dove è situata l’importante diga sull’Eufrate: inaugurata nel 1976 e capace di 12 milioni di metri cubi di acqua, la struttura fornisce energia elettrica e l’irrigazione per le zone circostanti. La base aerea di Tabqa è stata conquistata dall’Isis nel 2014, dopodiché i jihadisti hanno barbaramente assassinato i 160 militari fatti prigionieri. Le truppe di al-Assad sono date ad una quarantina di chilometri dalla città.
Della provincia di Raqqa solo Tall Abyad e Ain Issa non sono controllate dall’Isis, in quanto lì le forze dell’Sdf riuscirono a cacciare i jihadisti.

isis entra a tabqa fuori

Tabqa fucilazione isis prigionieri fuori

Nella terza foto l’entrata dell’Isis a Tabqa; nella quarta foto la fucilazione dei prigionieri siriani da parte dell’Isis a Tabqa.